lunedì 31 gennaio 2011

LA MIA SFIDA: RIMETTIAMO IN MOTO L'ECONOMIA INSIEME

 Lettera di Silvio Berlusconi al Corriere della Sera, 31 gennaio 2011



Gentile direttore,
il suo giornale ha meritoriamente rilanciato la discussione sul debito pubblico mostruoso che ci ritroviamo sulle spalle da molti anni, sul suo costo oneroso in termini di interessi annuali a carico dello Stato e sull’ostacolo che questo gravame pone sulla via della crescita economica del Paese. Sono d’accordo con le conclusioni di Dario Di Vico, esposte domenica in un testo analitico molto apprezzabile che parte dalle due proposte di imposta patrimoniale, diversamente articolate, firmate il 22 dicembre e il 26 gennaio da Giuliano Amato e da Pellegrino Capaldo. Vorrei brevemente spiegare perché il no del governo e mio va al di là di una semplice preferenza negativa, «preferirei di no», ed esprime invece u na irriducibile avversione strategica a quello strumento fiscale, in senso tecnico-finanziario e in senso politico.
Prima di tutto, se l’alternativa fosse tra un prelievo doloroso e una tantum sulla ricchezza privata e una poco credibile azione antidebito da «formichine», un gradualismo pigro e minimalista nei tagli alla spesa pubblica improduttiva e altri pannicelli caldi, staremmo veramente messi male. Ma non è così. L’alternativa è tra una «botta secca», ingiusta e inefficace sul lungo termine, e perciò deprimente per ogni prospettiva di investimento e di intrapresa privata, e la più grande «frustata» al cavallo dell’economia che la storia italiana ricordi. Il debito è una percentuale sul prodotto interno lordo, sulla nostra capacità di produrre ricchezza. Se questa capacità è asfittica o comunque insufficiente, quella percentuale di debito diventa ingombrante a dismisura. Ma se riusciamo a portare la crescita oltre il tre-quattro per cento in cinque anni, e i mercati capiscono che quella è la strada imboccata dall’Italia, Paese ancora assai forte, Paese esportatore, Paese che ha una grande riserva di energia, di capitali, di intelligenza e di lavoro a partire dal suo Mezzogiorno e non solo nel suo Nord europeo e altamente competitivo, l’aggressione vincente al debito e al suo costo annuale diventa, da subito, l’innesco di un lungo ciclo virtuoso.
Per fare questo occorre un’economia decisamente più libera, poiché questa è la frustata di cui parlo, in un Paese più stabile, meno rissoso, fiducioso e perfino innamorato di sé e del proprio futuro. La «botta secca» è, nonostante i ragionamenti interessanti e le buone intenzioni del professor Amato e del professor Capaldo, una rinuncia statalista, culturalmente reazionaria, ad andare avanti sulla strada liberale. La Germania lo ha fatto questo balzo liberalizzatore e riformatore, lo ha innescato paradossalmente con le riforme del socialdemocratico Gerhard Schröder, poi con il governo di unità nazionale, infine con la guida sicura e illuminata di Angela Merkel. E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: la locomotiva è ripartita. Noi, specialmente dopo il varo dello storico accordo sulle relazioni sociali di Pomigliano e Mirafiori, possiamo fare altrettanto.
Non mi nascondo il problema della particolare aggressività che, per ragioni come sempre esterne alla dialettica sociale e parlamentare, affligge il sistema politico. Ne sono preoccupato come e più del presidente Napolitano. E per questo, dal momento che il segretario del Pd è stato in passato sensibile al tema delle liberalizzazioni e, nonostante qualche sua inappropriata associazione al coro strillato dei moralisti un tanto al chilo, ha la cultura pragmatica di un emiliano, propongo a Bersani di agire insieme in Parlamento, in forme da concordare, per discutere senza pregiudizi ed esclusivismi un grande piano bipartisan per la crescita dell’economia italiana; un piano del governo il cui fulcro è la riforma costituzionale dell’articolo 41, annunciata da mesi dal ministro Tremonti, e misure drastiche di allocazione sul mercato del patrimonio pubblico e di vasta defiscalizzazione a vantaggio delle imprese e dei giovani.
  Lo scopo indiretto ma importantissimo di un piano per la crescita fondato su una frustata al cavallo di un’economia finalmente libera è di portare all’emersione della ricchezza privata nascosta, che è parte di un patrimonio di risparmio e di operosità alla luce del quale, anche secondo le stime di Bruxelles, la nostra situazione debitoria è malignamente rappresentata da quella vistosa percentuale del 118 per cento sul Pil. Prima di mettere sui ceti medi un’imposta patrimoniale che impaurisce e paralizza, un’imposta che peraltro sotto il mio governo non si farà mai, pensiamo a uno scambio virtuoso, maggiore libertà e incentivo fiscale all’investimento contro aumento della base impositiva oggi nascosta. Se a questo aggiungiamo gli effetti positivi, di autonomia e libertà, della grande riforma federalista, si può dire che gli atteggiamenti faziosi, ma anche quelli soltanto malmostosi e scettici, possono essere sconfitti, e l’Italia può dare una scossa ai fattori negativi che gravano sul suo presente, costruendosi un pezzo di futuro.


Silvio Berlusconi

venerdì 28 gennaio 2011

GOVERNIAMO E CONTINUEREMO A GOVERNARE NELL'INTERESSE DEL PAESE

Messaggio del Presidente Silvio Berlusconi ai Promotori della Libertà





Care amiche e cari amici,
ormai sta diventando un appuntamento fisso questo nostro incontro settimanale che ci dà l'opportunità di fare il punto sulla situazione politica e di Governo.
Vi devo confessare che guardando certi giornali mi viene da pensare che io sia Presidente del Consiglio ad opera di chissà chi e quasi per caso, come se fossi il beneficiario di un sorteggio e non perché il Popolo della Libertà da me guidato ha vinto nettamente le elezioni.
Anzi, è giusto ricordare che io, il mio Governo, il mio partito e la mia maggioranza, oltre ad avere vinto le elezioni politiche del 2008, abbiamo vinto anche nelle elezioni Europee, e poi nelle Regionali e nelle amministrative. Abbiamo avuto una continua legittimazione popolare e continuiamo quindi a governare con l'impegno di sempre, forti del sostegno solido e chiaro degli italiani che ancora oggi danno più del 45% alla nostra coalizione nei sondaggi.
Non siamo noi ad aver tradito chi ci ha eletto. Noi portiamo avanti coerentemente il programma di governo concordato con gli Italiani. Non siamo noi ad aver stracciato il contratto col popolo, che ci aveva conferito un mandato talmente ampio da poter configurare questa come una legislatura costituente.
Non siamo noi ad aver sabotato il cammino delle riforme facendo ripiombare il Paese nei teatrini della vecchia politica, delle verifiche e dei voti di fiducia a ripetizione. La verità è che contro di noi si è coalizzata tutta la vecchia politica che da sempre si frappone al rinnovamento, anzi quella politica che porta la responsabilità della crisi dello Stato, dell'economia e della società italiana, quelli che nella Prima Repubblica erano fra loro nemici, si sono messi tutti insieme contro di noi, contro il Governo espressione della maggioranza degli italiani nella vana speranza di mandarci a casa.
Non hanno in comune alcun valore, l'unica cosa che li unisce è conquistare il potere e far fuori Berlusconi con il soccorso rosso delle toghe politicizzate, pronte a intervenire ogni qual volta la situazione lo richieda.
Ebbene, ancora una volta questa offensiva è stata e sarà respinta. Noi abbiamo la forza del popolo e la forza dei numeri: le opposizioni riunite ci hanno imposto, dal 29 settembre ad oggi, ben sette verifiche parlamentari sulla tenuta del governo, e noi abbiamo sempre vinto: 7 a zero su questioni cruciali come ben due voti di fiducia (il 29 settembre ed il 14 dicembre), contro due sfiducie individuali ai ministri Calderoli e Bondi (22 dicembre e 26 gennaio), con l'approvazione della riforma dell'Università del ministro Gelmini (23 dicembre), con il decreto per Napoli convertito in legge e con la relazione sullo stato della Giustizia del ministro Alfano (il 29 gennaio).
Il Governo non si è mai fermato, neanche per un momento. Anche questa mattina il Consiglio dei Ministri ha lavorato per risolvere decine di problemi con vero spirito di squadra e con grande unità.
Di fronte alla politica di palazzo noi abbiamo risposto con cinque obiettivi concreti: Federalismo, Fisco, Sud, Giustizia, Sicurezza.
Noi abbiamo approvato tutti questi provvedimenti in successivi consigli dei ministri, ad eccezione della riforma tributaria alla quale stiamo lavorando con le forze sociali e della riforma della Giustizia, che è stata bloccata da Fini e dai suoi. Ma da oggi in poi queste riforme, già concordate con gli elettori, saranno in testa all'agenda del governo, insieme al federalismo.
Noi, negli ultimi due mesi, abbiamo approvato in via definitiva la riforma dell'Università che completa l'intero ciclo della rifondazione della scuola, la prima che viene attuata nel dopoguerra. È stata approvata e diviene operativa la Banca del Sud.
È già operativo il finanziamento della Cassa depositi e prestiti alle piccole e medie imprese.
Noi abbiamo attuato una riforma della previdenza che nel pubblico impiego allinea l'età della pensione per uomini e donne, e che per tutti dispone l'aggancio tra pensioni e aspettativa di vita: un meccanismo all'avanguardia in Europa. Il tutto senza un'ora di protesta, un'ora di scioperi.
Noi abbiamo rinnovato il finanziamento per la detassazione degli straordinari, fondamentale per rilanciare la competitività delle imprese.
Insomma,
dopo aver difeso gli interessi italiani nelle sedi europee, ottenendo la riclassificazione del debito pubblico in base a criteri di sostenibilità,
dopo aver varato una legge di stabilità finanziaria che è stata approvata dall'Europa senza alcuna richiesta di manovra aggiuntiva, cioè di altri tagli che avrebbero depresso e forse compromesso la ripresa economica; dopo aver messo al riparo l'Italia dalla speculazione internazionale e dopo aver garantito la coesione sociale del Paese stendendo una rete di ammortizzatori sociali di ben 32 miliardi di euro,
ora siamo impegnati a condurre in porto il federalismo, realizzando così una riforma storica, che ridisegnerà il volto dello Stato nel 150.mo anniversario dell'Unità d'Italia. Sono dunque orgoglioso di quanto abbiamo fatto finora, nella convinzione che il centrodestra resti l'unica coalizione in grado di assicurare l'unità d'Italia e l'unica garanzia di governabilità, a fronte di un'opposizione debole, divisa e frammentata, senza leader, senza idee, senza programmi, che sa solo proporre nuove tasse, come, ad esempio, la patrimoniale che penalizzerebbe tutte le famiglie italiane, che deprimerebbe gli investimenti, metterebbe in fuga i capitali e riaprirebbe la corsa alla spesa improduttiva. Finché ci sarò io, proposte come queste non passeranno mai: gli italiani lo sanno e possono stare tranquilli la patrimoniale non passerà mai.
Cari amici,
come ormai tutti sapete, le tempeste non mi spaventano, e più grandi sono, più mi convinco che è necessario reagire nell'interesse di tutti i cittadini, nell'interesse del nostro Paese.
In diciassette anni ne ho viste tante: hanno cercato con ogni mezzo di cancellarmi dalla politica e dalla storia, lo hanno fatto anche colpendomi fisicamente, ma mai, dico mai, i nostri avversari avevano raggiunto vette così vergognose di irresponsabilità, di cinismo e di illiberalità, violando le norme più elementari del diritto e usando illegittimamente l'arma dell'indagine giudiziaria a fini di lotta politica. Perché da troppo tempo una parte della magistratura persegue con ogni mezzo il sovvertimento della volontà popolare, e per far questo non si ferma davanti a nulla.
Quando in un Paese democratico - e questo accade solo in Italia - si arriva a violare il domicilio del presidente del Consiglio, e a considerare possibile indiziato di reato chiunque vi entri - significa che il livello di guardia è stato ampiamente superato.
Non è un Paese libero quello in cui quando si alza il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni.
Non è un Paese libero quello in cui un cittadino può trovare sui giornali delle proprie conversazioni che fanno parte del proprio privato e che non hanno nessun contenuto penalmente rilevante.
Non è un Paese libero quello in cui una casta di privilegiati può commettere ogni abuso a danno di altri cittadini senza mai doverne rendere conto.
E' giunto il momento di ristabilire una reale separazione e un corretto equilibrio fra i poteri e gli ordini dello Stato.
Sia chiaro che io non ho alcun timore di farmi giudicare.
Davanti ai magistrati non sono mai fuggito, e la montagna di fango delle accuse più grottesche e inverosimili in 17 anni di persecuzione giudiziaria non ha partorito nemmeno un topolino: i mille magistrati che si sono occupati ossessivamente di me e della mia vita non hanno trovato uno straccio di prova che abbia retto all'esame dei tribunali. Ma io ho diritto, come ogni altro cittadino, di presentarmi di fronte al mio giudice naturale, che non è la Procura di Milano ma il giudice assegnatomi dalla Costituzione, cioè il Tribunale dei Ministri, che non è un tribunale speciale fatto apposta per me, ma è composto da giudici scelti per sorteggio. E avendo la coscienza totalmente tranquilla, lo farò appena sarà stata ristabilita una situazione di correttezza giudiziaria.
Amici cari,
io vado avanti nell'interesse del Paese che mi ha scelto come Capo del governo e che non ha mai rinnegato questa scelta, e lo farò fino a quando sentirò la fiducia degli elettori e della maggioranza del Parlamento, che sono gli unici capisaldi di ogni vera democrazia. Noi governiamo, e continueremo a governare, il fango ricadrà su chi cerca di usarlo contro di noi.
Un saluto affettuoso a tutti Voi.

Silvio Berlusconi 

giovedì 27 gennaio 2011

BERLUSCONI: La Giornata della memoria e' un tributo per il passato e un monito per il presente

Il messaggio del presidente del Consiglio Silvio Berlusconi per la Giornata della memoria.


"Undici anni fa il Parlamento ha istituito in Italia la Giornata della Memoria. Da allora, il 27 gennaio, data dell’abbattimento dei cancelli di Auschwitz, ricordiamo solennemente ’lo sterminio del popolo ebraico (la Shoah), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subito la deportazione, la prigionia, la morte, nonche’ coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, e a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati.
La Giornata della memoria e’ un tributo doveroso alle vittime di quel tragico passato ma soprattutto un monito per il presente. Il ricordo e’, infatti, il miglior antidoto affinche’ quello che e’ stato non si ripeta mai piu’. Noi tutti sappiamo che nei confronti del razzismo e in particolare dell’antisemitismo non si puo’ abbassare la guardia. Negli anfratti dell’ignoranza cova ancora un odio cieco contro gli ebrei. Lo conferma la recente pubblicazione in un sito americano di una lista di personalita’ italiane di religione ebraica additate come ’facce da cancellare’. Fatti cosi’ gravi e preoccupanti confermano l’importanza del Giorno della Memoria e ci rafforzano nell’impegno a contrastare con determinazione i sentimenti antiebraici. Per questo, con l’Unione delle Comunita’ Ebraiche italiane, abbiamo promosso in occasione delle celebrazioni per il Giorno della Memoria una Tavola rotonda sul pregiudizio antiebraico nell’epoca di internet".
"L’obiettivo e’ condurre una riflessione sui rischi di diffusione attraverso la rete di stereotipi razzisti, mistificazioni e falsi storici. Inoltre, abbiamo avviato una campagna rivolta a tutti gli italiani per raccogliere nei nascenti Musei dell’ebraismo e della Shoah ogni documento relativo alle persecuzioni razziali, le pagine piu’ buie del nostro passato. Io sono convinto che con l’arma della verita’ e della cultura si possano vincere i pregiudizi antiebraici e ogni distorta lettura della Storia". "Il messaggio che dobbiamo dare, soprattutto ai nostri giovani, e’ che l’antisemitismo e’ un sentimento disumano e ignorante. Perche’ la persecuzione di un individuo e di una comunita’ e’ sempre ingiustificabile. Perche’ le radici giudaicocristiane sono alla base della nostra Civilta’ e dunque odiare gli ebrei significa disprezzare se stessi. Perche’ il contributo di uomini politici, intellettuali, artisti e scienziati di origine ebraica e’ stato determinante per la crescita del nostro Paese. A questo proposito, nell’anno in cui celebriamo i 150 anni di unita’ nazionale, e’ giusto ricordare con particolare riconoscenza proprio l’impegno delle donne e degli uomini di religione ebraica nel Risorgimento e nell’Italia liberale. La nostra Civilta’ e il nostro Paese devono molto agli ebrei. Per questo, a nome mio personale e del governo, voglio ribadire un nostro impegno assoluto: noi non lasceremo mai soli gli ebrei a combattere l’antisemitismo. E tutti insieme faremo in modo che dalla Giornata della Memoria possa scaturire una sempre piu’ solida difesa contro ogni forma di razzismo. Questo affinche’, come ha auspicato Elie Wiesel, il nostro passato non diventi il futuro dei nostri figli".

fonte: Il Popolo della Libertà

FALLISCE LA SFIDUCIA AL MINISTO BONDI. LA SPALLATA AL GOVERNO PURE

Respinta la sfiducia individuale al Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi, non passano il killeraggio politico del Coordinatore Nazionale PDL nè una nuova spallata al Governo.



Apprendiamo con piacere e soddisfazione che nella giornata del 26 gennaio 2011 la sfiducia al Ministro dei Beni Culturali Sandro Bondi è stata respinta con una maggioranza evidente.

314 no, 292 si, votanti 606 maggioranza 304, e quindi 22 voti di scarto che hanno impedito che si consumasse un atto politico contro il Governo Berlusconi nella figura di uno dei suoi Ministri, che ha "osato" toccare equilibri di consolidate abitudini di gestione in un campo molto delicato come quello delle arti e della cultura italiana.

Ufficialmente infatti, la mozione di sfiducia individuale era stata proposta a seguito dei crolli che si erano verificati alla fine dell'estate a Pompei, e che furono immediatamente imputati dall'opposizione ad una cattiva gestione da parte del Ministero delle risorse impiegate.

In realtà, come poi è emerso chiaramente, non solo i crolli avevano riguardato fortunatamente costruzioni in cemento del secolo scorso e non i manufatti originali, ma si è evidenziato che le responsabilità delle spese di manutenzione non erano affatto imputabili al Ministro che anzi, era stato il primo a provare a mettere ordine in un sistema che chiaramente aveva mostrato dei limiti gestionali, arrivando dunque al paradosso che il Ministro che per primo provava a risolvere il problema, alla fine risultava essere lui il responsabile di tutto ciò che era stato fatto in precedenza da altri.

La richiesta di sfiducia al Ministro, come poi è emerso, ha avuto invece ragioni più politiche e non legate al "pretesto" per il quale sono state chieste. Un uso assolutamente improprio e strumentale della sfiducia individuale ad un Ministro, per colpire o mettere in difficoltà il Governo. Un modo poco corretto di fare opposizione ad un Governo che altrimenti non si riesce a mettere in difficoltà, con l'aggravante dell'uso di uno strumento improprio nato peraltro proprio da parte della sinistra all'epoca del Governo Dini per "licenziare", senza far cadere tutto il governo in carica, un Ministro della Giustizia, Filippo Mancuso, che con le sue azioni era diventato "scomodo" per gli stessi che ne avevano favorito l'elezione.

Uno strumento dicevano che dovrebbe essere usato per motivi gravissimi e non come mezzo d'interdizione, e che invece sta diventando esattamente questo, uno mezzo per rallentare l'azione di un governo legittimamente eletto, cosa ancora più grave se attuato con motivazioni che risultano chiaramente strumentali.

Il secondo motivo che l'opposizione sembra avere avuto per chiedere la sfiducia proprio a questo Ministro (a cui alcuni imputano quasi come se fosse un demerito se non addirittura un difetto per un politico l'essere tra le altre cose anche un uomo che si diletta di poesia), è che nelle sue funzioni ha cercato di mettere un pò d'ordine in un settore particolarmente legato a logiche, personaggi e gruppi che orbitano su posizioni che non sono rappresentantive dell'intero panorama delle arti e della cultura italiana.


Nel bene o nel male, quando si tenta di riorganizzare un settore importante e strategico come la cultura, è pacifico che si riscuoteranno consensi ma anche e soprattutto critiche da parte di chi sentirà colpito; andare a toccare privilegi e consuetudini consolidate, chiaramente rischia di vedere reazioni anche dure.

Il nostro sospetto è che appunto sia avvenuto questo: la sfiducia al Ministro Bondi è stato il tentativo di togliere di mezzo un Ministro "scomodo", che ha avuto "l'aggravante" di aver ben operato di fronte all'opinione pubblica. Mettiamoci poi che è uno dei coordinatori Nazionali del PDL e la preda diventa ancora più appetitosa. Aggiungiamoci infine che è anche un momento particolarmente turbolento per l'indecoroso baillamme che gira intorno il Governo per il caso Ruby in questo periodo, e il quadro è completo.

Siamo dunque particolarmente soddisfatti nel vedere respinta nettamente la sfiducia al Ministro Bondi, quale risposta chiara ed inequivocabile che l'assalto ad un bravo Ministro non paga, se basato su fatti inconsistenti; che il governo ha una maggioranza ancora valida così come testimoniano i numeri; che l'uso strumentale della sfiducia ad un Ministro della Repubblica come sistema per mettere in difficoltà un Governo non paga, augurandosi che la lezione venga tenuta bene in conto nel futuro.



fonte: Club della Libertà di Frascati

mercoledì 26 gennaio 2011

Lettera aperta dei parlamentari Pdl sul caso Ruby ai cattolici

Pubblichiamo la lettera aperta dei parlamentari cattolici del PDL Raffaele Calabrò, Roberto Formigoni, Maurizio Gasparri, Maurizio Lupi, Alfredo Mantovano, Mario Mauro, Gaetano Quagliariello, Eugenia Roccella e Maurizio Sacconi hanno scritto al popolo dei Cattolici italiani per chiedere di sospendere il giudizio sulla vicenda Ruby fino alla risoluzione del percorso del procedimento in corso e di garantire quella "presunzione d'innocenza" necessaria, anche per la gravità delle accuse rivolte, che sembra essere del tutto scomparsa dalla incredibile e vergognosa gazzarra mediatica di certi organi di informazione e  di una certa parte politica irresponsabile,e tesa esclusivamente a fare in modo che tramite un processo mediatico (o gogna mediatica), basato su fatti ancora tutti da verificare il Presidente Silvio Berlusconi venga colpito e si faccia da parte il più velocemente possibile. 

Fermo restando la necessaria e assoluta difesa dell'ONORABILITA' del Presidente del Consiglio e dell'Istituzione che rappresenta, l'attacco portato nei suoi confronti è un pericoloso segnale nei modi e nei tempi e purtroppo anche nei contenuti di un un modo di fare politica degenerato, e di una situazione di squilibrio delle Istituzioni Repubblicane ormai non più sostenibile che ormai drammaticamente risulta evidente, e che dovrà  al più presto e con serenità essere affrontato con larga condivisione del Popolo Italiano.





Cari amici, in un momento tanto confuso e delicato per il nostro paese vorremmo evitare che la marea dei pettegolezzi che invade ogni giorno le pagine dei giornali finisca per oscurare il senso del nostro lavoro quotidiano per il bene comune. C’è il rischio di farsi tutti confondere o trascinare dall’onda nera, lasciandosi strumentalizzare da un moralismo interessato e intermittente, che emerge solo quando c’è di mezzo il presidente Berlusconi.

Un moralismo che nulla ha a che fare con quella “imitatio Christi” a cui la Chiesa ci invita, e che anzi non si fa scrupoli a brandire per fini politici, e in senso opposto a seconda delle convenienze di parte, l'idea della morale cristiana.

L’enorme scossone mediatico e politico di questi ultimi giorni non si comprende appieno se non come l’ultimo atto di un’offensiva giudiziaria iniziata con Tangentopoli: il tentativo di una piccola ma agguerrita minoranza di magistrati di interferire pesantemente negli assetti politici, per determinare nuovi equilibri che prescindano dal consenso popolare.

Diciassette anni fa c’erano gli arresti spettacolari: politici e personaggi pubblici sfilavano in manette sotto telecamere impietose, e la carcerazione preventiva era lo strumento privilegiato di alcune procure. Ma quante di quelle accuse, urlate da certi magistrati con tanta sicurezza da sembrare indubitabili, si sono rivelate poi vere?

Certamente sono stati riconosciuti dei colpevoli, anche se altri pur imputabili delle stesse responsabilità sono stati risparmiati e in alcuni casi nemmeno sfiorati dall'ombra del sospetto. Quel che è più grave, però, in numerose occasioni processi condotti nelle aule dei tribunali sono giunti a ben altre conclusioni rispetto alle accuse iniziali. Le tante assoluzioni che pure ne sono seguite, però, non potranno mai ripagare l’ingiustizia subita da chi vi si è trovato coinvolto, soprattutto da chi non ce l’ha fatta e si è tolto la vita.

E intanto, il paese ha pagato e paga ancora oggi le conseguenze di indagini a senso unico che hanno azzerato il ceto politico moderato, rallentato e inibito la capacità decisionale delle pubbliche amministrazioni, indebolito la grande impresa italiana.

Adesso la carcerazione preventiva è stata sostituita dalla gogna preventiva. Si butta nella pubblica piazza con una violenza inusitata la presunta vita privata delle persone (presunta perché contenuti frammentari di intercettazioni e commenti di persone terze non offrono alcuna garanzia di veridicità), e la si chiama “trasparenza”.

Abbiamo bisogno di giustizia, una giustizia che sia però veramente giusta, che segua regole certe, assicuri l'inviolabilità dei diritti di tutti i cittadini compreso chi si trova ad essere oggetto di accuse, e offra le garanzie necessarie, a partire dall’imparzialità del giudice e dal rispetto del segreto istruttorio. Una giustizia nella quale i magistrati formulino ipotesi di reato e non si occupino di costruire operazioni finalizzate ad emettere sentenze di ordine morale.

Chiediamo a tutti di aspettare, di sospendere il giudizio, di non farsi trascinare nella facile trappola del processo mediatico e sommario al Presidente del Consiglio, e chiediamo che si rispetti una vera presunzione di innocenza nei suoi confronti, finché il percorso di accertamento dei fatti sarà completato. Ve lo chiediamo non solo perché è un elementare principio di civiltà giuridica, ma anche perché noi all’immagine abietta del Presidente Berlusconi così come dipinta da tanti giornali non crediamo.

Noi conosciamo un altro Berlusconi, conosciamo il Presidente con cui abbiamo lavorato in questi anni, e che ci ha dato la possibilità di portare avanti battaglie difficili e controcorrente, condividendole con noi.

Siamo certi che il tempo ci darà ragione: ma è di quel tempo che adesso c’è bisogno. Sarebbe assurdo e deleterio per il futuro dell’Italia consentire che, nell’attesa di un esito incerto della vicenda giudiziaria si producesse il danno certo di un cambiamento politico nel segno della conservazione sociale, della recessione economica e del relativismo etico come conseguenza di indagini asimmetriche che colpiscono alcuni risparmiando altri.

Ciò che non intendiamo invece tenere in sospeso è la responsabilità di noi, credenti e non credenti, impegnati convintamente nel Popolo della Libertà. Non abbiamo alcuna intenzione di interrompere il lavoro politico e legislativo che ci vede dediti alla costruzione del bene comune, dalla difesa della famiglia alla libertà di educazione, dalle leggi in difesa della vita alla attuazione concreta del principio di sussidiarietà.

Aspettiamo che la polvere e il fango si depositino, diamo tempo alla verità e alla giustizia.

Raffaele Calabrò
Roberto Formigoni
Maurizio Gasparri
Maurizio Lupi
Alfredo Mantovano
Mario Mauro
Gaetano Quagliariello
Eugenia Roccella
Maurizio Sacconi

lunedì 24 gennaio 2011

Lettera aperta degli ex An: "Siamo orgogliosi di stare a fianco di Berlusconi"

Pubblichiamo la lettera in cui sei ex esponenti di punta di An, Alemanno, Gasparri, La Russa, Mantovano, Matteoli e Meloni, scendono in campo per dire una parola di LEALTA' nei confronti del Presidente Silvio Berlusconi, nel momento di massima tempesta mediatica nei suoi confronti. Tempesta, tanto più violenta mediaticamente da parte dell'opposizione quanto inconsistente nei reati contestati sui giornali.




Uno dei filoni polemici di questi giorni chiama in causa chi è approdato nel Pdl provenendo dalla destra italiana: come fate - si dice- a essere coerenti con la vostra storia, fatta di richiami ai principi al rispetto delle regole, di fronte a quanto accade?

È evidente l’interesse di chi solleva il tema a pro­vocare fratture interne al Pdl; ma siamo convinti che la questione me­riti una risposta seria; anche per­ché è una risposta che non va in­ventata: c’è! Facciamo un veloce passo indie­tro, fino all’aprile 1948, quando gli italiani, col loro voto, rifiutarono la tentazione totalitaria e si mostraro­no in maggioranza ancorati ai valo­ri della propria tradizione. Nei de­cenni successivi, dall’apertura a si­nistra fino al «compromesso stori­co », la coerenza con la volontà del­l’elettorato venne meno, anche per la deliberata estromissione della destra dalla politica che contava: nei quasi cinquant’anni di prima Repubblica si è parlato di una «mag­gioranza silenziosa», e del tradi­mento delle sue istanze a causa di un sistema politico bloccato. L’esi­to più significativo del berlusconi­smo e dell’ingresso nella seconda Repubblica è stato proprio quello di avere dato voce - con l’ingresso della destra nel governo, e quindi con la costituzione di un unico par­tito del centrodestra­ a una maggio­ranza rimasta in silenzio nel perio­do precedente, ponendo stabil­mente in sintonia, con mille limiti e fra mille difficoltà, la maggioranza degli italiani e chi li rappresenta.

Ma non è solo una questione di riposizionamento. Se stiliamo un bilancio che annoti quanto «di de­stra », nell’accezione che comune­mente si dà al termine, si è realizza­to nella legislatura in corso, abbia­mo difficoltà a essere sintetici. Ap­par­tiene alla nostra tradizione poli­tica il superamento del mito eguali­taristico sessantottino: le riforme della scuola media superiore e del­­l’università pongono punti chiari in tema di riconoscimento del me­rito, di eliminazione di sacche di privilegio e di clientela baronale, di opportunità di valorizzazione dei giovani. Nelle nostre sezioni ab­biamo discusso per decenni della tutela del lavoro, oltrepassando il contrasto classista fra imprendito­ri e operai: Pomigliano e Mirafiori costituiscono oggi esempi signifi­cativi di un solidarismo che dimo­stra nei fatti la piena compatibilità fra espansione produttiva, ricerca di competitività e responsabilità sindacale. Ciò che è stato possibile grazie alla parte maggioritaria del sindacato e al fattivo sostegno del governo in carica. È stato possibile perché- in un contesto internazio­nale di crisi così pesante - si è scel­to di non lasciare indietro nessu­no, con l’estensione della cassa in­tegrazione, spesso in deroga o in via straordinaria.

Per anni, a destra, abbiamo dife­so quasi in solitudine la bandiera della nostra patria quando sembra­va eversivo esporla in pubblico in occasioni che non fossero quelle calcistiche. Oggi, nel 150˚ dell’uni­ficazione, quella bandiera svento­la in territori difficili e complicati. Sventola sul lavoro svolto con gene­rosità e coraggio da tanti militari italiani, teso a ricostruire, a estirpa­re le minacce terroristiche, a dare un futuro a popolazioni oppresse, talora pagando il costo più elevato della propria vita. Sventola anche per la determinazione politica del­l’esecutivo, e della maggioranza che lo appoggia, di non farsi condi­zionare dagli attacchi, anche dai più feroci. In ogni luogo del mondo la de­stra viene identificata con uno slo­gan forse sbrigativo, ma chiaro da intendere: «Legge e ordine».

Può apparire singolare questo richia­mo, nel pieno delle polemiche in corso. Ma sarebbe ancora più sin­golare mettere da parte il lavoro enorme svolto dai corpi di polizia, e da quella parte della magistratu­ra che opera senza clamore e con risultati, nel contrasto alla crimina­lità mafiosa: da Castevolturno al Gargano, da Palermo a Reggio Ca­labria, i successi contro le varie or­ganizzazioni criminali, le catture di latitanti, i sequestri e le confi­sche dei beni, la capacità di interve­nire «prima» (come è accaduto per il tentativo della ’ndrangheta di in­filtrarsi nei lavori di Expo 2015, stroncato sul nascere) hanno as­sunto uno spessore quantitativo e qualitativo senza precedenti. Meri­to di chi opera in prima battuta, ma pure di leggi che abbiamo forte­mente voluto, e che hanno prodot­to e stanno producendo questi ri­sultati. Per non dire del blocco dei clandestini a Lampedusa. Sarebbe fuori luogo continuare nell’elenco, che vuole essere solo esemplificativo, non esaustivo, di un lavoro che intendiamo prose­guire e completare- se sarà possibi­le - nell’arco della legislatura.

A chi si straccia le vesti per ciò che emer­ge dall’indagine della Procura di Milano, e che si meraviglia se, con la nostra storia, non prendiamo le distanze e non concorriamo a chiu­der­e quella che viene definita la sta­gione del berlusconismo, rispon­di­amo che esiste una linea di confi­ne invalicabile fra i comportamen­ti privati e i gesti pubblici. Chi ci ha votato anzitutto desidera gesti pub­blici: il rilancio dello sviluppo, fon­dato sulla tenuta dei conti finora re­alizzata, la definitiva sconfitta del­la mafia, dopo tante battaglie vin­te, la completa realizzazione di in­frastrutture attese da anni, l’appli­cazione delle riforme approvate, dal federalismo all’università. A chi obietta che in ciò che noi rite­niamo appartenente al «privato» la magistratura ha individuato dei reati (e quindi non è più «priva­to »), rispondiamo che il rispetto per l’istituzione «magistratura» non vieta di valutare il senso e la portata delle iniziative persecuto­rie che da 17 anni interessano Sil­vio Berlusconi.

L’ultima in ordine di tempo è esemplare per il caratte­re strumentale e delegittimatorio nei contenuti (ipotesi di reati che trovano smentita negli stessi docu­menti del procedimento), nelle for­me ( non si è mai visto un decreto di perquisizione di 400 pagine, il cui unico risultato è stato di rendere pubbliche le indagini già svolte, senza che vi fosse alcun vaglio in contraddittorio), e quindi negli obiettivi: gettare fango su Berlusco­ni. È grave che chi ci chiede coeren­za non colga che una parte della magistratura italiana ha da tempo assunta su di sé una funzione mili­tante, tesa a vanificare l’azione di governo (si pensi al terreno dell’im­migrazione) e di chi guida il gover­no, e addirittura a sanzionare i comportamenti che valuta non già illeciti, bensì immorali. Rispettare i poteri e gli ordini dello Stato non significa avallare il tentativo di una parte di loro di svolgere funzioni che non le competono.

Sul piano politico, spetta agli elettori decide­re se e in quale misura comporta­menti privati incidano sulla scelta di chi chiamano al governo. La destra italiana intende conti­nuare, con questo governo e con chi lo guida - così come è avvenuto finora - il lavoro intrapreso per da­re seguito alla volontà della mag­gioranza degli italiani. Spesso una parte significativa del dibattito sui media concentra l’attenzione sui «diritti delle minoranze». Ma tanti italiani (il 75%!) nel 2005 hanno di­feso col non voto una buona legge sulla fecondazione artificiale, nel 2007 hanno popolato la piazza del Family day , nel 2009 hanno apprez­zato la posizione del governo Ber­lusconi su Eluana, accettano i sacri­fici perché consapevoli della neces­sità della tenuta economica, vor­reb­bero i giudici impegnati nel san­zionare i rapinatori più che nell’ori­gliare a spese dello Stato fatti privi di rilievo penale, considerano eroi i nostri militari impegnati nelle missioni all’estero.

Ecco,questi uo­mini e queste donne da tempo si chiedono: noi che apparteniamo a famiglie normali, che non rivendi­c­hiamo i matrimoni per gli omoses­suali, che diamo figli alla Patria e alle sue missioni, che vorremmo vi­vere in quartieri in cui la conviven­za non sia posta a rischio dall’im­migrazione clandestina, noi che siamo cristiani, per lo meno quan­to a tradizione, che non pensiamo che sulla vita vadano operate speri­mentazioni, che facciamo: dobbia­mo sentirci in colpa? Il «berlusconismo» ha avuto e ha il merito di non far considerare que­sti italiani, che sono la maggioran­za, dei minorati, ma di rendere loro orgogliosi della nazione in cui vivo­no. Meglio ancora: è il centrode­stra che, con gli italiani, ha permes­so tutto questo. Di esso noi siamo parte findall’inizio,e al suo interno intendiamo continuare a operare per il bene della nostra patria.

Gianni Alemanno, 
Maurizio Gasparri
Ignazio La Russa
Alfredo Mantovano
Altero Matteoli
Giorgia Meloni 


giovedì 20 gennaio 2011

IL PARLAMENTO CONFERMA LA FIDUCIA A ME E AL GOVERNO



 Messaggio del Presidente Berlusconi ai Promotori della Libertà


Care amiche, cari amici,
oggi il Senato e la Camera hanno riconfermato la loro fiducia al Governo e lo hanno fatto su un tema delicato e di grande rilievo per i cittadini: la relazione al Parlamento del ministro Alfano sullo stato della giustizia in Italia. Le opposizioni hanno nuovamente messo insieme tutti i loro voti nel tentativo di fare cadere il Governo ma come è avvenuto il 14 dicembre scorso, hanno perso.
Se oggi fossimo stati sconfitti, la sinistra e il cosiddetto terzo polo sarebbero andati su tutte le reti televisive per sostenere l’inesistenza di una maggioranza e quindi per chiedere le inevitabili dimissioni del Governo.
Invece abbiamo vinto noi, con un margine di venti voti!!
Ecco perché considero il voto di oggi come quello del 14 dicembre: un voto di rinnovata fiducia a me ed al Governo che presiedo. Ma anche un voto di fiducia in materia di giustizia che arriva proprio mentre il Presidente del Consiglio è ingiustamente attaccato per l’ennesima volta in sede giudiziaria.
Ho avuto finalmente modo di leggere le 389 pagine dell’ultima vera e propria persecuzione giudiziaria, la ventottesima in 17 anni, che la Procura di Milano mi ha notificato con grande e voluto clamore nei giorni scorsi.
Le violazioni di legge che sono state commesse in queste indagini sono talmente tante e talmente incredibili che non posso non  raccontarvele perché possiate denunciarle e farvi portatori di un messaggio ai vostri amici di come si sta cercando di sovvertire il voto popolare.
Pensate che la mia casa di Arcore è stata sottoposta a un continuo monitoraggio che dura dal gennaio del 2010 per controllare tutte le persone che entravano e uscivano e per quanto tempo vi rimanevano.
Hanno utilizzato tecniche sofisticate come se dovessero fare una retata contro la mafia o contro la camorra.
Nella mia casa da sempre svolgo funzioni di governo e di parlamentare, avendolo addirittura comunicato alla Camera dei Deputati sin dal 2004, e la violazione che è stata compiuta è particolarmente grave perché va contro i più elementari principi costituzionali.
Ma questo comportamento è gravissimo anche per il comune cittadino perché gli toglie qualsiasi possibilità di privacy. Sappiate che la Procura di Milano mi ha iscritto come indagato soltanto il 21 dicembre scorso, guarda caso appena sette giorni dopo il voto di  fiducia del Parlamento, e quindi tutte le indagini precedenti erano formalmente rivolte verso altri ma sostanzialmente tenevano sotto controllo proprio la mia abitazione e la mia persona.
Tutto questo potrebbe capitare a chiunque di voi.
Inoltre i fatti che mi vengono contestati secondo la stessa Procura sarebbero stati commessi nella mia qualità di Presidente del Consiglio dei Ministri.
Come prescrivono la legge e la Costituzione, entro 15 giorni dall’inizio delle indagini la Procura avrebbe dovuto trasmettere tutti gli atti al Tribunale dei ministri, l’unico competente per tutte queste vicende.
E’ gravissimo, ancora, che la Procura voglia continuare ad indagare pur non essendo legittimata a farlo. Tra l’altro la Procura di Milano non era neppure competente per territorio. Infatti il reato di concussione mi viene contestato come se fosse stato commesso a Milano. Questo è palesemente infondato poiché il funzionario della questura che ha ricevuto la mia telefonata in quel momento era, come risulta dalle stesse indagini, a Sesto San Giovanni. Quindi la competenza territoriale era ed è del Tribunale di Monza. Come vedete una serie di violazioni impressionanti. Io vorrei andare immediatamente dai giudici per contrastare queste accuse e per ottenere una rapida archiviazione, ma non posso presentarmi a dei pubblici ministeri che non hanno competenza né funzionale né territoriale, anche per non avallare la illegittimità che sto denunciando.
Ripeto, io vorrei andare subito dai giudici proprio perché i fatti contestati sono talmente assurdi che sarebbe facilissimo smontare il teorema accusatorio. Pensate, mi si accusa di aver costretto o indotto il dirigente della questura ad intervenire sul fermo di questa ragazza, di Ruby.
Vi leggo le risposte del funzionario al pubblico ministero dove descrive la mia telefonata: “l’addetto alla sicurezza mi disse: dottore le passo il Presidente del Consiglio perché c’è un problema. Subito dopo il Presidente del Consiglio mi ha detto che vi era in questura una ragazza di origine nord africana che gli era stata segnalata come nipote di Mubarak e che un consigliere regionale, la signora Minetti, si sarebbe fatta carico di questa ragazza. La telefonata finì così”. Ma vi pare che questa possa essere considerata una telefonata di minaccia? Tutto ciò è assolutamente ridicolo.
Ma altrettanto assurdo è quanto si sostiene per la vicenda di Ruby dove mi si contestano rapporti sessuali con una ragazza minore di 18 anni. Questa ragazza ha dichiarato agli avvocati e mille volte a tutti i giornali italiani e stranieri che mai e poi mai ha avuto rapporti sessuali con me e che si era presentata, creduta da tutti come risulta da numerosissime testimonianze, come una egiziana ventiquattrenne, inoltre sia lei sia il suo avvocato hanno radicalmente smentito di aver richiesto o ricevuto offerte di denaro. E vi leggo quello che ha detto la stessa Ruby in una dichiarazione firmata e autenticata dai suoi avvocati: “Non ho mai avuto alcun tipo di rapporto sessuale con l’onorevole Silvio Berlusconi. Nessuno, né l’onorevole Berlusconi né altre persone, mi ha mai prospettato la possibilità di ottenere denari o altre utilità in cambio di una disponibilità ad avere rapporti di carattere sessuale con l’on. Silvio Berlusconi. Posso aggiungere che, invece, ho ricevuto da lui, come forma di aiuto, vista la mia particolare situazione di difficoltà, una somma di denaro. Quando ho conosciuto l’on. Berlusconi, gli ho illustrato la mia condizione personale e famigliare nei seguenti termini: gli ho detto di avere 24 anni, di essere di nazionalità egiziana (non marocchina), di essere originaria di una famiglia di alto livello sociale, in  particolare di essere figlia di una nota cantante egiziana. Gli ho detto anche di trovarmi in difficoltà per essere stata ripudiata dalla mia famiglia di origine dopo che mi ero convertita al cattolicesimo”.
Ecco perché vorrei fare il processo subito, con queste prove inconfutabili, ma con giudici super partes e non con P.M. che vogliono utilizzare questa vicenda come strumento di lotta politica.
Gli stessi P.M. che hanno ordinato con uno spiegamento di forze di almeno 150 uomini una imponente operazione di perquisizione contro ragazze colpevoli soltanto di essere state mie ospiti in alcune cene.
Queste perquisizioni nei confronti di persone che non erano neppure indagate ma soltanto testimoni sono state compiute con il più totale disprezzo della dignità della loro persona e della loro intimità. Sono state maltrattate, sbeffeggiate, costrette a spogliarsi, perquisite corporalmente, fotografati tutti i vestiti, sequestrati tutti i soldi, le carte di credito, i gioielli, i telefoni e i computer. Sono state portate in questura, alcune senza neppure poter chiamare un avvocato e tenute lì dalle otto di mattina fino alle otto di sera senza mangiare e senza poter avere alcun contatto con l’esterno. Trattate, dunque, come criminali in una pericolosa operazione antimafia.
Una procedura irrituale e violenta indegna di uno stato di diritto che non può rimanere senza una adeguata reazione.
Non c’è stata nessuna concussione, non c’è stata nessuna induzione alla prostituzione, meno che meno di minorenni. Non c’è stato nulla di cui mi debba vergognare. C’è solo un attacco gravissimo di alcuni pubblici ministeri che hanno calpestato le leggi a fini politici con grande risonanza mediatica.

Io sono sereno, state sereni anche voi perché la verità vince sempre. Il Governo continuerà a lavorare e il Parlamento farà le riforme necessarie per garantire che qualche magistrato non possa più cercare di far fuori illegittimamente chi è stato eletto dai cittadini.

Silvio Berlusconi 

martedì 18 gennaio 2011

PRESIDENTE, SIAMO CON TE


Il triste spettacolo cui stiamo assistendo oggi circa il vero e proprio massacro mediatico che è calato inesorabilmente come una mannaia poche ore dopo la parziale bocciatura della legge su Legittimo Impedimento sulla vita privata del Presidente Silvio Berlusconi e - badate bene - tutti o praticamente tutti coloro che in circa un anno hanno avuto modo o occasione di varcare le soglie delle proprietà private della 4° Carica dello Stato, è scioccante non tanto per la crudezza o per alcuni aspetti di volgarità di certi contenuti dei fatti penalmente rilevanti che sono stati attribuiti al Premier, quanto per la indegna "cagnara" che si è scatenata a tempo zero e in maniera sincrona intorno a questa vicenda.

Non vogliamo entrare in polemiche sul sesso degli angeli, che ad onor del vero oggi potrebbero essere definite con ben altra sfumatura.  Assistiamo però ad uno spettacolo che mai avremmo voluto vedere, l'Onorabilità dello Stato e delle Istituzioni fatte carne da macello dalla "voglia di sangue" di coloro che nel loro immaginario vedono ormai come già per finito, Silvio Berlusconi.

 Accuse gravi? esiste la presunzione d'innocenza. Se vale per il peggiore criminale di mafia, così come vale per l'On. Gianfranco Fini, DEVE VALERE anche per il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.

E come si attua la presunzione d'innocenza? Innanzitutto col riservo e con il rigoroso vaglio delle informazioni ottenute in maniera non chiara di documentazioni secretate, allo scopo di tutelare l'ONORABILITA' di Silvio Berlusconi. Sembrerà strano, ma anche lui è portatore sano di onorabilità, come coloro che sono stati coinvolti a vario titolo nella vicenda: chi sbattuto in prima pagina come maitre di un bordello, chi come prostituta, chi come complice di festini hard.

La politica, tutta la politica,  poi dovrebbe essere preoccupata dall'indegno infimo grado di ciarpame politico  in cui l'ha portata il cieco antiberlusconismo. Possibile che non si rendano conto di creare un pericolosissimo precedente? Possibile che non si rendano conto che in gioco non c'è la cacciata dell'odiato nemico, ma la stabilità politica di questo paese, la sua credibilità internazionale? E' mai possibile che non riescano a realizzare che tale onorabilità, tale credibilità non attiene soltanto ai comportamenti del Presidente del Consiglio, ma ai comportamenti di tutto il quadro politico del nostro paese? E' mai possibile che dobbiamo essere proprio noi a dover ricordare a questi signori che la "stabilità democratica" di un paese si valuta non tanto da chi governa, ma da chi e da come fa l'opposizione?

Noi aspettiamo sereni il corso della Magistratura, consapevoli che chi è abituato a valutare i fatti, i fatti saranno il metro di misura, alla fine, di tutto il percorso. Nel frattempo, ci sentiamo di dire due cose:

1) Rinnovare la nostra stima a Silvio Berlusconi. Caro Presidente, non occorre che noi la conosciamo di persona per farci una opinione su di lei: PER LEI PARLANO I FATTI. Consci di questo, le diciamo, vada avanti sereno: noi siamo la dimostrazione vivente che la semina buona porta buoni frutti.

2) Chiedere ai politici del centrodestra, agli amici, a tutti coloro che grazie a Silvio Berlusconi oggi sono quello che sono, di dare, come stanno già facendo pochi e coraggiosi, nel momento di massima tempesta mediatica, una parola di LEALTA'  nei confronti di un uomo che ha fatto molto per il nostro paese. Non sono certo tenuti a farlo, e nessuno chiede a nessuno di essere quello che non è. Ma ricordatevi che se è vero che nei momenti topici si vede la "pasta" della gente, forse oggi è proprio uno di quei momenti, e quella categoria oggi tanto bistrattata che risponde al nome di "Popolo Sovrano" sta osservando tutto, e tutti, e i loro comportamenti.


PRESIDENTE, NOI SIAMO CON TE !



domenica 16 gennaio 2011

LE ACCUSE NEI MIEI CONFRONTI SONO INFONDATE E RISIBILI

Messaggio del Presidente Silvio Berlusconi ai Promotori della Libertà

16 Gennaio 2011


Cari amici,

alcuni noti PM della Procura di Milano hanno effettuato una gravissima intromissione nella mia vita privata, effettuando una inaccettabile schedatura dei miei ospiti nella casa di Arcore, con l’individuazione di tutti i loro numeri telefonici, hanno messo sotto controllo per diversi mesi i loro telefoni, hanno adottato un atteggiamento discriminatorio e umiliante nei confronti di persone che non hanno alcuna responsabilità se non quella di essere state mie ospiti e di portarmi amicizia e affetto.

Ancora una volta la giustizia è stata piegata a finalità di carattere politico, con una volontà chiaramente persecutoria nei miei confronti. A questi Pubblici Ministeri non è evidentemente piaciuto il voto di fiducia del 14 dicembre tanto che, subito dopo, mi hanno iscritto nel registro degli indagati. A quegli stessi PM non è piaciuta nemmeno la decisione della Corte Costituzionale al punto che, il giorno successivo alla sentenza della consulta, con una tempistica perfetta, hanno reso pubbliche le loro indagini.

Ed è gravissimo ed è inaccettabile che, trascorsi 15 giorni, non abbiano mandato gli atti di queste indagini al Tribunale dei Ministri come prescrive la legge.

E’ gravissimo, inoltre, che abbiano tentato di accedere ai locali della mia segreteria politica, per ricercare poi chissà cosa, visto che sostengono di avere prove così evidenti da poter richiedere addirittura il giudizio immediato.

In realtà, le accuse che hanno formulato nei miei confronti sono totalmente infondate e addirittura risibili. Il dirigente della Polizia che sarebbe stato “concusso” nega di esserlo mai stato, e la persona minorenne nega di aver mai avuto avances né tantomeno rapporti sessuali e afferma di essersi presentata a tutti come ventiquattrenne, fatto avvalorato da numerosissime testimonianze.

La mia vita di imprenditore mi ha insegnato quanto sia difficile affermarsi per una persona giovane, soprattutto agli inizi, perciò, quando posso cerco di aiutare chi ha bisogno.

In particolare, conosco il mondo dello spettacolo e so cosa vuol dire e cosa succede a chi cerca di lavorare in quell' ambiente.

Nel corso della mia vita ho dato lavoro a decine di migliaia di persone e ne ho aiutate a centinaia.

“Mai” in cambio di qualcosa se non della gratitudine, dell’amicizia e dell’affetto. E continuerò a farlo. E’ assurdo soltanto pensare che io abbia pagato per avere rapporti con una donna. E’ una cosa che non mi è mai successa neanche una sola volta nella vita. E’ una cosa che considererei degradante per la mia dignità.

A me piace stare con i giovani, mi piace ascoltare i giovani, mi piace circondarmi di giovani.

Alcune di queste persone le conosco da diversi anni, altre da meno tempo, ma di molte conosco la situazione di disagio e di difficoltà economica. Le ho aiutate in certe occasioni e sono orgoglioso di averlo fatto.

Ho dato spesso incarico ai miei collaboratori di aiutarle per la loro casa, per le cure mediche, per l’educazione dei loro figli. Non c’è mai stata, lo ripeto, “mai” alcuna correlazione fra denaro e prestazioni sessuali.

Ancora: sono destituite di ogni fondamento le accuse a Emilio Fede, a Lele Mora, e a Nicole Minetti.

Emilio Fede è un amico carissimo da sempre. Lele Mora lo conosco da molti anni per il suo eccellente lavoro a Mediaset. L’ho aiutato in un momento di grande difficoltà economica e di salute e sono orgoglioso di averlo fatto. So che, quando potrà, mi restituirà quanto gli ho prestato.

Nicole Minetti è una giovane donna brava e preparata che sta pagando ingiustamente il suo volersi impegnare in politica.

In un paese libero e democratico è inaccettabile che la Procura faccia in modo che vengano divulgati frammenti di telefonate private di tutte queste persone che hanno osato venire a casa mia.

Tra l’altro accade spesso, come è noto a tutti, che quando si parla al telefono si usino toni e modi diversi rispetto al dialogo diretto tra persone.

Certe frasi, pronunciate in tono magari scherzoso, sono completamente diverse quando vengono lette sulla stampa nelle trascrizioni. E poi molto spesso nelle conversazioni private, tra amici, ci si vanta magari per gioco di cose mai accadute o si danno giudizi superficiali per amore della battuta. E in più è inaccettabile che si facciano delle perquisizioni con metodi intimidatori nelle case di queste persone ospiti, sequestrando di tutto e di più, conducendole poi per un intero giorno in questura alla stregua di malfattori e per di più impiegando in queste operazioni più di cento uomini, un impegno di forze degno di una retata contro un’organizzazione mafiosa.

E’ gravissima, è inaccettabile, è contro la legge, questa intromissione nella vita privata delle persone.

Perché quello che i cittadini di una libera democrazia fanno nelle mura domestiche riguarda solo loro.

Questo è un principio valido per tutti e deve valere anche per me.

Del resto nessuno può essere rimasto turbato da quelle serate perché tutto si è sempre svolto all’insegna della più assoluta eleganza, del più assoluto decoro e tranquillità e senza nessuna, nessuna implicazione sessuale.

Tutti i partecipanti a quelle serate hanno rilasciato al riguardo dichiarazioni inequivocabili.

Del resto io, da quando mi sono separato, ma non avrei mai voluto dirlo per non esporla mediaticamente, ho avuto uno stabile rapporto di affetto con una persona che ovviamente era assai spesso con me anche in quelle serate e che certo non avrebbe consentito che accadessero a cena, o nei dopo cena, quegli assurdi fatti che certi giornali hanno ipotizzato.

In conclusione, non si può andare avanti così.

Non è un paese libero quello in cui quando si alza il telefono non si è sicuri della inviolabilità delle proprie conversazioni.

Non è un paese libero quello in cui alcuni magistrati conducono delle battaglie politiche usando illegittimamente i loro poteri contro chi è stato democraticamente chiamato a ricoprire cariche pubbliche.

Non è un paese libero quello in cui una casta di privilegiati può commettere ogni abuso a danno di altri cittadini senza mai doverne rendere conto.

Occorre fare immediatamente le riforme, tra cui anche quella della giustizia, che rendano il nostro paese anche sotto il profilo della tutela dei diritti fondamentali di ogni cittadino simile alle altre grandi democrazie.

Noi ci impegneremo strenuamente per fare tutte queste riforme.

Silvio Berlusconi

sabato 15 gennaio 2011

OPPOSIZIONE COSTRUTTIVA : mercanzia importata da BISANZIO !


IL COMPITO DELL' OPPOSIZIONE E' IL CONTROLLO DELL'OPERATO DI CHI GOVERNA

A meno che non s'intenda " propositiva nel settore edile ", io questa aggettivazione non riesco a comprenderla. E dire che la sento ripetere da tempo, e dire che i risultati si vedono !

Nel DUCEnnio delle EMOZIONI DA NON INTERROMPERE l'opposizione s'è sempre dichiarata " COSTRUTTIVA ".

Ci abbiamo rimesso l'Ospedale, 
ci abbiamo rimesso la liquidazione della Promozione Castelli Romani ( che dire il fallimento sarebbe più appropriato in quanto non c'è proprio nulla da liquidare), 
ci abbiamo rimesso la DOGANELLA,
ci abbiamo rimesso i terreni ANAGNINA 1,
ci stiamo rimettendo i terreni a CINECITTA'-QUADRATO , 

ci siamo indebitati fino al collo, per non dire di quel grande investimento partecipativo che corrisponde al nome di CONSORZIO GAIA !

Ci abbiamo guadagnato CEMENTO, CEMENTO e ANCORA CEMENTO........ ovvero l'ingrediente, la materia prima della COSTRUTTIVITA'

AMMAZZA CHE AFFARE L'OPPOSIZIONE COSTRUTTIVA !


Chissà che azione costruttiva ha fatto l'OPPOSIZIONE COSTRUTTIVA nel DUCEnnio se non s'è neppure accorta che circa 1.376.000 euro sono spariti in un progetto teso a valorizzare, avviare, scoprire, avviare........... il NULLA !

Parlo dell' AFFAIRE RES NOVA bocciato all'unanimità dall'attuale CONSIGLIO COMUNALE ( anche se col distinguo di qualche POMPIERE ), col voto cioè degli stessi consiglieri di maggioranza oggi e al tempo presenti a PALAZZO MARCONI. Ma a questo dedicherò in seguito una serie di interventi !

Fortuna che l'OPPOSIZIONE è recentemente cambiata e che parte della stessa sta svolgendo quella che è la FUNZIONE QUALIFICANTE DI UNA OPPOSIZIONE : IL CONTROLLO !

Tanto, è dimostrato che la MAGGIORANZA NON ASCOLTA: il caso della RACCOLTA DIFFERENZIATA ne è tipico esempio !

Il periodo migliore per Frascati sono stati gli anni 55/75 quando la rettitudine era presupposto essenziale degli amministratori ed un forte PARTITO COMUNISTA ITALIANO braccava quasi ferocemente la DEMOCRAZIA CRISTIANA. Allora non si campava di politica e ad un' OPPOSIZIONE COSTRUTTIVA non ci pensavano lontanamente nè DON CAMILLO nè, tantomeno, PEPPONE.

ERANO TEMPI SENZA OMBRA DI DUBBIO MIGLIORI !



Angelo Cristofanelli

venerdì 14 gennaio 2011

UNA PERSECUZIONE DA RECORD CONTRO DI ME



Care amiche e cari amici,

questa è la prima volta che mi rivolgo a voi nel nuovo anno. Un anno che sarà decisivo per tanti aspetti del nostro futuro. Un anno nel quale sarete chiamati a una sforzo straordinario per far capire agli italiani quello che abbiamo fatto e che stiamo facendo, per costruire un'Italia più moderna, più liberale, più prospera...
E questo nonostante siano ogni giorno in tanti a provare a metterci i bastoni fra le ruote, con attacchi e aggressioni quotidiane che si aggiungono alle manovre parlamentari e alle congiure di palazzo che come sapete abbiamo dovuto sventare.
L'ultimo episodio, la sentenza della Corte Costituzionale sul legittimo impedimento, è stato usato ancora una volta dai nostri avversari per attaccarci in modo scomposto. In realtà è una sentenza che nonostante molti aspetti discutibili, conferma la validità dell'impianto della legge, pur rendendone più difficile l'applicazione. Ma soprattutto non mi preoccupa perché nulla ho da temere da processi francamente assurdi nel merito. Così assurdi da essere incredibile il fatto che molti magistrati abbiamo dedicato e dedichino tanto tempo e tante risorse a vicende francamente ridicole.
Io non vedo l'ora di difendermi in tribunale da accuse tanto assurde. Ma non credo, e per questo la nostra maggioranza aveva voluto quella legge, non credo che serva al paese una continua guerra fra la politica e una parte della magistratura. Credo che occorra invece un lavoro serio, un lavoro in un clima più sereno, per far ripartire l'Italia, e per portare a termine le riforme e credo anche che io, quale Presidente del Consiglio che non dovrei perdere tanto tempo per vicende così assurde.
Per quanto mi riguarda da quando sono sceso in campo per servire il Paese è in atto una evidente persecuzione politica da parte dei magistrati di sinistra sostenuti dalla sinistra politica, una persecuzione che si è articolata su 105 indagini e in 28 processi, il record assoluto credo di tutta la storia dell'uomo in qualunque paese del mondo.
Questi processi hanno impegnato i miei difensori in 2.560 udienze, con più di 1.000 magistrati intervenuti con un costo, per me, di oltre 300 milioni di euro in avvocati e consulenti e credo con un costo di pari importo per lo Stato e quindi per i contribuenti.
E soprattutto per nessuno di questi errori giudiziari i magistrati che mi hanno infangato hanno pagato dazio.
I 28 processi hanno dato luogo a:
• 10 assoluzioni
• 13 archiviazioni e sono 5 i processi ancora in corso:
Nessuno di questi processi è collegato alla mia attività di governo come Presidente del Consiglio.
Mi pare che ogni commento sia superfluo. Sono gli stessi numeri a denunciare la persecuzione politico-giudiziaria a cui sono stato e sono sottoposto con l'evidente finalità di farmi fuori, essendo io considerato, da parte della sinistra e dei suoi giudici, un ostacolo insuperabile e quindi da eliminare con ogni mezzo per il raggiungimento del potere.
Quanto ai processi ancora in corso sono tutti processi grotteschi, ridicoli, inventati da parte dei PM di sinistra, processi che proprio per questo non mi preoccupano affatto.
Certo, senza il legittimo impedimento dovrò sottrarre del tempo all'attività di governo, ma questo ai giudici di sinistra non dispiace di certo.
Voglio ricordare che il legittimo impedimento "rinviava" la discussione del processo ma sospendeva il tempo della prescrizione.
Mi aspettavo francamente che dopo la sentenza della Corte, per ricominciare, attendessero almeno una settimana. Invece i PM di Milano non hanno resistito e la sera stessa mi hanno mandato il loro biglietto di auguri per il nuovo anno e per l'occasione si sono inventati il reato di "cena privata a casa del Presidente".
Ho dedotto che sono invidiosi e che mi fanno i dispetti per non essere stati invitati anche loro.
Però ci sono delle persone contente, sono i miei avvocati. Sono sicuri che con me non gli mancherà mai il lavoro.
Invece se volessi prendere sul serio un'iniziativa che seria in realtà non è, direi che si è superato ogni limite e che alcuni magistrati che non potrebbero neppure indagare per ragioni di competenza funzionale e territoriale stanno tentando di sovvertire le regole fondamentali della democrazia.
Ad alcune persone è bastato venire una volta a cena a casa mia, la casa del Presidente del Consiglio per avere il proprio cellulare controllato e i propri spostamenti controllati per alcuni mesi, prima ancora che fosse iniziata ufficialmente l'indagine preliminare nei miei confronti.
Come al solito domani tutto finirà sui giornali che grideranno allo scandalo seminando veleno e fango nei miei confronti con una intromissione nella mia vita privata che non ha precedenti nella storia del nostro Paese e che dimostra la necessità di intervenire con urgenza per evitare che certi magistrati possano impunemente violare la privacy dei cittadini comprimendo la loro libertà.
Poi, come al solito, anche questa vicenda finirà nel nulla perché nel nulla si basa ma intanto il Presidente del Consiglio e l'Italia saranno stati infangati senza che nessuno poi paghi alcunché.
Torniamo alla situazione politica.
Solo chi è in malafede può negare che, malgrado tutti gli ostacoli posti, malgrado la stagione politica così difficile, il nostro governo abbia saputo affrontare senza drammi sociali la crisi economica mondiale. Soltanto chi è in malafede può negare che già in questi due anni e mezzo abbiamo realizzato una stagione di riforme che ha pochi precedenti nella storia italiana.
Ricordo soltanto due riforme: il Federalismo Fiscale e la riforma dell'Università, che da sole cambieranno il volto di questo Paese negli anni a venire.
Ma naturalmente rimane molto da fare. L'Italia ha drammaticamente bisogno di modernizzarsi, nelle sue infrastrutture, nella sua macchina amministrativa, nelle sue regole istituzionali.
Le vicende di questi ultimi giorni, la vicenda Fiat è uno spartiacque, fra quanti, nelle imprese e nel sindacato, vogliono la modernità, e quanti si illudono di poter strumentalizzare i lavoratori per tornare al passato.
Come sempre, il principale partito della opposizione è diviso, non ha una linea, non ha il coraggio si sposare la strada della modernità.
Anche per questo abbiamo il dovere di continuare a governare, forti del nostro consenso che in Parlamento va crescendo, e rimane elevatissimo nel Paese. Abbiamo accolto dunque con favore la disponibilità di molti deputati a senatori ad appoggiare la maggioranza in nome della responsabilità nazionale.
Avevamo indicato la fine di gennaio per verificare se il governo può contare su una buona maggioranza, ma sono certo che anche prima avremo i numeri sicuri per andare avanti a completare il programma di riforme e quindi la legislatura.
La nostra maggioranza è sempre forte, ripeto, è forte nei numeri, è forte di un consenso popolare che non è mai venuto meno, è forte di un alleato affidabile come la Lega e dei 2 nuovi "gruppi di responsabilità nazionale" che si stanno formando in Parlamento, alla Camera e al Senato. Un gruppo di deputati e senatori moderati che, pur provenienti da varie sigle politiche, si sono resi conto che il tentativo del 14 dicembre di rovesciare il governo era un atto di assoluta irresponsabilità e un'autentica follia in un momento di crisi economica mondiale.
Questi nuovi "gruppi di responsabilità nazionale" costituiranno la terza gamba della maggioranza insieme al Popolo della Libertà e alla Lega e consentiranno al governo di procedere speditamente nella realizzazione del programma.
Il Governo completerà dunque il suo programma e completerà la legislatura, io ne sono assolutamente convinto.
Ricordo, tuttavia, che le riforme non sono il solo obbligo di governo, perché un governo deve prima di tutto governare, deve cioè amministrare, deve mantenere a posto i conti pubblici, deve pagare con regolarità gli stipendi ai dipendenti pubblici, deve pagare puntualmente le pensioni ai 18 milioni di pensionati, deve sostenere economicamente chi perde il lavoro. Deve garantire la sicurezza dei cittadini, deve difendere il territorio dalle intromissioni di clandestini, deve tutelare gli interessi dell'Italia in Europa e nel mondo. E tutto questo noi l'abbiamo fatto e lo facciamo in modo superlativo.
Care amiche, cari amici,
il compito che spetta a voi è importante. E' quello di raccontare, di spiegare, di convincere. Per le strade, fra la gente, nei luoghi di lavoro, dove si formano le vere opinioni della gente. I giornali raccontano – purtroppo – soprattutto pettegolezzi e svolgono sempre più spesso un'opera di disinformazione.
Noi siamo la gente del fare. E questo dovrete farlo capire sempre meglio agli italiani.
Con il vostro impegno, con il vostro aiuto sono certo che come sempre ce la faremo.
Quindi a tutti, un buon 2011, un anno di grandi impegni, ma anche, vedrete, di grandi successi, nelle vostre vite e nelle nostre battaglie di libertà.
Ancora a tutti un abbraccio affettuoso e un buon anno.

Silvio Berlusconi

fonte: Popolo della Libertà

giovedì 13 gennaio 2011

QUAGLIARIELLO: L'inutile sentenza della Consulta dimostra che siamo una democrazia a responsabilita' limitata


13 gennaio 2011

"E’ una sentenza inutile, che non si fa carico dello squilibrio che l’ordinamento costituzionale ha ricevuto dalla modifica dell’articolo 68 secondo comma, che dal 1994 tanto nocumento ha portato alla vita politica italiana trasformando la sacrosanta autonomia del potere giudiziario in irresponsabilita’ e spesso in sopraffazione del potere politico legittimato dalla sovranita’ del popolo.

Ancor piu’ dopo questa sentenza, la democrazia italiana resta una democrazia a legittimita’ limitata. Sul Parlamento ricade piu’ forte la necessita’ di ripristinare un equilibrio tra poteri sovrani". Lo ha dichiarato Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato.

fonte: Popolo della Libertà 

SINISTRA DIVISA ANCHE SULLA FIAT




Il sindaco di Firenze, il rottamatore Renzi, è esplicito: “Io sono dalla parte di Marchionne”. D’Alema non si sa da che parte sia. Dice di non volere dare consigli (e chi glieli ha chiesti?) ma ribadisce che rispetta gli operai. A proposito di governo Bersani insiste: “Il governo è nelle nebbie”. Ci spieghi il leader del Pd perché l’esecutivo dovrebbe intervenire, visto che la Fiat è azienda privata e da tempo non usufruisce di soldi pubblici.

Nessuno a sinistra che abbia il coraggio di sottolineare che in tempo di crisi internazionale Marchionne vuole investire quando le aziende chiudono, vuole mettere tanti quattrini per agganciare Mirafiori alla locomotiva statunitense, là dove l’accordo coi sindacati è stato siglato in poche ore e senza drammi, scioperi, lacrime e sangue.

fonte. Forzasilvio.it

mercoledì 12 gennaio 2011

LUPI: Contro i cristiani violenza intollerabile


11 gennaio 2011

"Per l’ennesima volta assistiamo ad un atto di intollerabile violenza nei confronti dei cristiani. Stavolta accade in Nigeria. E viene spontaneo, oltre al dolore per la strage, chiedersi quanti morti ancora servono affinche’ la comunita’ internazionale decida di attivarsi per affrontare quello che e’, a tutti gli effetti, un problema per la nostra democrazia.

E’ ora di mettere fine a questo assordante silenzio. Tutte le istituzioni, europee e non, devono scendere in campo e combattere l’intolleranza religiosa che sfocia in una forma assurda di violenza verso i cristiani. Non possiamo perdere altro tempo". Lo ha dichiarato il deputato del Pdl Maurizio Lupi, vice presidente della Camera.

fonte: Popolo della Libertà

BONAIUTI: Che cosa è il Popolo della Libertà


Pubblichiamo il sunto della lezione tenuta dal Sottosegretario Paolo Bonaiuti alla scuola di formazione politica del Popolo della Libertà.


Il compito che mi è stato affidato è quello di approfondire gli aspetti più concreti della politica del Popolo della Libertà.
Si è parlato qui di Immanuel Kant e mi sono tornate alla mente le bellissime parole del grande filosofo sul tema della libertà. Mi rimane però un dubbio: cosa spingeva ogni mattina Kant a uscire da casa sua, puntualissimo, alle 9 esatte, non un minuto più né un minuto meno, tanto che gli orologiai della sua città Königsberg, erano usi regolare i loro strumenti sulla base delle sue passeggiate? Come mai i suoi ideali di libertà assoluta non trovarono un bilanciamento, nei fatti, con quella pulsione metodica che lo costringeva a uscire a quell’ora esatta, ogni mattina? È difficile esercitare in concreto la libertà!
Il primo punto che mi preme sottolineare in questa analisi del PdL, e che ho vissuto fino in fondo, è la fusione tra i suoi tre elementi caratterizzanti. Il primo, l’anima liberal-conservatrice, la liberte; il secondo, l’anima cattolico-liberale cristiana, la fraternite; il terzo, l’anima socialista-liberale, l’egalite. Queste tre anime si sono così ben permeate e fuse, prima in Forza Italia poi nel Pdl, che ognuna ha sempre trovato uno sviluppo coerente con le altre due.
Ci sono stati dei momenti in cui si è votato in Parlamento in maniera differente su certi temi etici. Ma proprio lì si sostanzia la grande idea del Pdl: lo stare insieme su una serie di valori e di principi, lasciando ampia libertà di coscienza quando non si tratta dell’azione unitaria del governo o dell’opposizione (nel caso in cui ci siamo trovati all’opposizione). È un principio pratico di libertà, da sempre applicato con successo all’interno del nostro partito.
Come influiscono le provenienze? Io, che provengo dalla tradizione socialista, non appena è scoppiata la crisi dell’editoria mi sono concentrato, quasi istintivamente, non tanto sul rilancio del settore, quanto sulla difesa di coloro che rischiavano di perdere il posto di lavoro. Per questo motivo, abbiamo dato vita a due fondi da 10 milioni di euro ciascuno, il primo per i giornalisti dei quotidiani, il secondo per quelli dei periodici. Questo è un modo concreto di portare in politica i valori di tutta una vita. Il grande canale, prima di Forza Italia poi del Pdl, è dunque quello che ha raccolto e raccoglie quanto vi era di buono nella politica e che ha permesso di riportare al centro la libertà della persona, il primato dell’individuo.


Quando mi domandano cos’è il Pdl, io rispondo sempre che è il grande movimento dei moderati italiani, delle persone di buon senso che desiderano il progresso e il rinnovamento del Paese. È il grande movimento degli italiani che amano la libertà e che vogliano restare liberi. È un’energia costruttiva al servizio del Paese. E qui mi permetto di riflettere su ciò che avvenne fino al 1994: le forze politiche esistenti non dettero ascolto alle nuove linfe vitali che si stavano levando dalla gente e così non riuscirono più a rappresentare gli elettori. Un esempio per tutti: quello delle imprese. Quando ero a capo del servizio economico di un grande giornale c’era, da un lato, la Confindustria - rappresentante unico di tutte le imprese, ma soprattutto delle grandi - e dall’altro i politici - che trattavano sempre e soltanto con Confindustria. Oggi, quando Berlusconi dice che il petrolio dell’Italia sono i 5-6 milioni di piccoli imprenditori, interpreta una filosofia, quella per cui non sono più soltanto le grandi imprese a dettare la linea dell’economia ma anche le classi nuove che tumultuosamente si sono affacciate, gli uomini delle piccole e delle medie imprese. Forza Italia è stata la prima a interpretare questo fenomeno. Tutti ricordiamo quello che avvenne durante il famoso convegno di Vicenza della Confindustria, quando Berlusconi disse "basta" agli attacchi che gli erano arrivati da quella direzione. Si registrò un netto, evidente scollamento tra le prime due file della platea, occupate dai rappresentanti delle grandi imprese e dai dirigenti supremi di Confindustria, e le restanti file di piccoli imprenditori che di fronte a quel discorso si entusiasmarono, si alzarono in piedi e applaudirono. Quella è la maggioranza. Noi invece spesso leggiamo i giornali e ci convinciamo che la verità sia quella riportata dalle elites. L’Italia è un Paese ancora fortemente mandarino, obbediente, dal punto di vista culturale, ad alcune elites di potere, per lo più di sinistra, una sinistra conservatrice, anche se poi, quando si va al voto, queste non riescono mai a mettere insieme i consensi necessari per governare.
Un nuovo grande partito, che allora era Forza Italia e oggi è il Pdl, ha avuto il merito di riunire in sé tutte queste correnti migliori del passato recente e tutte queste nuove linfe vitali e di portarle avanti. L’esempio che può spiegare il processo avvenuto è quello del Rio delle Amazzoni in Brasile. C’è un punto in cui il Rio Solimoes, di colore giallo, incontra il Rio Negro che, come dice il nome, appare più scuro, quasi nero. La loro unione produce vortici, turbinii, mulinelli, prima che sia formato il nuovo, grande fiume: così, in politica, le unioni generano un forte confronto ma poi tutto quanto si annulla e si pacifica, e le acque del fiume diventano di un unico colore e vanno maestosamente verso la foce. In Italia c’era bisogno di una forza di questo tipo, di una Forza Italia che interpretasse le nuove richieste della gente e al tempo stesso riportasse in auge il principio della nazione, il sentimento della patria, espresso da Berlusconi, molto semplicemente, con quella sensazione che tutti proviamo, di sentirci tremare le gambe quando ascoltiamo l’inno di Mameli.
Il nuovo partito non è stato calato dall’alto sulla gente come certe forme politiche odierne, come certi esperimenti in vitro. Forza Italia ha accolto un cambiamento profondo della società, salvando al tempo stesso il meglio di quelle tradizioni, liberale, cristiana e socialista che, anche se oggi vengono spesso criticate in modo postumo, permisero al Paese di vivere e progredire in una sostanziale e totale libertà.
Ricordo, quando ero ragazzino, il grande sviluppo, il grande boom. Certi commentatori ed esponenti del mondo della cultura di sinistra criticarono allora il moto troppo impetuoso di quello sviluppo che poi però diventò costante, con un continuo miglioramento dei livelli di vita per tutti, e passò alla storia come una svolta decisiva per l’Italia.
Da allora sono cambiate forme politiche e dimensioni. Si parlava prima della formula dei partiti catch-all, cioè ’prendi tutto’… ma io mi allargherei fino a farla divenire quella dei partiti catch-as-catch-can, cioè ’prendi più che puoi’. Anche perché oggi viviamo in un mondo di dimensioni inusitate. Se pensiamo che l’Unione Europea ha stanziato 750 miliardi per difendere l’euro, ma che al tempo stesso i capitali liberi, cioè quelli pronti ad animare la speculazione, sono pari a cinque volte la ricchezza prodotta nel mondo in un anno, arriviamo a capire quanto siano cambiate le dimensioni. Così come non vi è più spazio per le piccole imprese, se non ad altissima specializzazione, ad altissima qualità, ma si richiedono concentrazioni più vaste, collegamenti più ampi; allo stesso modo, non è consentito alla politica di vivere attraverso piccole aggregazioni, ma soltanto attraverso grandi partiti; anzi, neanche più partiti, ma veri e propri movimenti di massa. Ecco perché il Pdl, al di là delle diatribe interne, è destinato a durare, con questo o con altro nome. Perché l’idea di fondo è quella di coinvolgere varie culture in un solo, grande movimento che consenta di ascoltare la gente, di interpretarne la volontà, di soddisfarne le richieste. Ci possiamo riuscire o no, ma quando sosteniamo che la nuova moralità nella politica è quella di rispettare i programmi, cerchiamo di dire qualcosa che faccia sentire finalmente la gente in sintonia con la politica.
Così, il 17 e 18 novembre 2007 abbiamo dato vita ad un censimento attraverso i gazebo e abbiamo chiesto a quattro milioni e mezzo di persone se volevano che il nuovo soggetto politico unitario del centrodestra si chiamasse partito o popolo. La gente ha scelto di chiamarlo popolo, perché all’interno di un popolo si sente di contare di più.
Quando seguivo la politica come inviato di un grande giornale e andavo ai congressi di partito, al termine dei discorsi dei leader, con altri colleghi, ci riunivamo in una stanza e ci chiedevamo cosa volessero dire realmente tutti quei discorsi. Era il tempo delle formule astruse come convergenze parallele e si doveva cercare di tirare fuori le linee concrete di ciò che era stato detto. Con la discesa in campo di Berlusconi e con la formazione di Forza Italia tutto d’improvviso divenne più chiaro. Si è detto agli elettori che quando vanno in cabina possono scegliere un leader di governo preciso, un programma preciso - cercando di evitare quei mattoni di 280 pagine che presentò l’Unione di Prodi ancora nel 2006 - e alleanze precise tra quei partiti che poi dovranno realizzare il programma. Se dovessimo tornare indietro e sostenere di nuovo che i partiti sono liberi dopo il voto di decidere con chi allearsi e cosa fare, ciò equivarrebbe ad espropriare gli elettori delle possibilità di scelta che hanno guadagnato in tutti questi anni di governo del centro-destra.
Quando dico che da questo movimento - e non partito - che è il PdL, scaturisce il governo del fare, quello che cerca di realizzare i desideri della gente, è perché questo non è affatto un partito come quelli della Prima Repubblica, ma è un popolo nuovo, di cui non conosciamo ancora i possibili sviluppi. Un popolo che nasce nella manifestazione del dicembre 2006, quando contro il governo delle tasse di Prodi scesero in piazza San Giovanni due milioni di persone e tutte le bandiere - di Forza Italia, di Alleanza Nazionale, della Lega e dei partiti minori - si mischiarono assieme perché la gente era convinta di dover dare una risposta unica contro chi stava portando il Paese alla rovina.
Allora, in una fredda giornata di dicembre, cosa spinse in piazza due milioni di persone da tutte le parti d’Italia? Il voler dire no a una soluzione tipica della vecchia politica, il più tasso più spendo, e volerla sostituire con qualcosa di nuovo, con il meno tasse per tutti.
A questo popolo così volitivo, così preparato occorreva dare una risposta: e il Pdl era l’unica risposta possibile. Non credo più ai partiti di nicchia, ai partiti di piccola dimensione. Certo, potranno continuare ad esistere e ad avere anche un’influenza, ma occorrono ormai grandi movimenti di massa che si confrontino tra loro. Se si pensa che nelle ultime elezioni il 70 per cento dei consensi è stato messo insieme dalla nostra coalizione e dal Partito Democratico, il quadro è chiaro. E a chi sostiene che questa legge elettorale non va bene, rispondo che occorre sfatare una leggenda della sinistra e dire tutta la verità: la legge elettorale è soltanto un vestito. Quelli che oggi ci vengono a dire ’oh ma quel vestito è brutto, è sconcio’, è perché vorrebbero un vestito più adatto ai loro desideri: soprattutto al loro desiderio di tornare al governo. Anche se l’opposizione tenta di rivestire di valori etici la richiesta di cambiare la legge elettorale, sostenendo che i parlamentari sono indicati dai partiti e che dovremmo invece tornare alle preferenze, scorgo il pericolo reale di tornare ai signori delle tessere. Quanto di più lontano c’è dal nostro popolo della libertà.
Come nacque il Pdl? Su richiesta e volontà espressa della gente, da quel predellino su cui Berlusconi salì in piazza San Babila a Milano. Fui testimone della svolta. La mattina di quel giorno c’era stata grande turbolenza e Berlusconi verso mezzogiorno mi chiamò e mi disse: "Ma perché dobbiamo rispondere a questo e a quello? Basta, diamo vita finalmente a un unico, nuovo, grande partito, diamo retta alla nostra gente". Il Pdl nasce per un motivo etico ma anche pratico, quello di incanalare in un filone unico il movimento verso la libertà espresso dalla gente.
Molte delle critiche attuali, rivolte al governo, riguardano infine la politica di rilancio dell’economia. Invece, la politica del rigore è passata perché è stata considerata dalla gente come un valore. Un valore che ha permesso di salvare qualcosa di molto importante, i propri risparmi. Grazie all’azione di governo non abbiamo fatto perdere un euro dei risparmi degli italiani, non una sola banca è fallita. Ora c’è chi sostiene che non ci sono abbastanza fondi per il rilancio. A parte il fatto che noi siamo indietro su questo terreno da decenni, resta il problema di un debito pubblico che abbiamo ereditato e che sottrae ogni anno troppe risorse agli investimenti nella ricerca e nella produttività. Detto questo, l’Italia oggi non è nel mondo un Paese considerato a rischio proprio grazie alla nostra politica del rigore, e la gente lo ha capito. È entrata a rischio la Grecia, è entrata a rischio l’Irlanda, sta entrando forse a rischio il Portogallo, si parla della Spagna, del Belgio… ma l’Italia continua a essere al riparo. Anzi, c’è stato un momento in cui tutti hanno gridato: il divario con il bund è salito a quota 210. Cos’è il divario con il bund? Il titolo di Stato più forte di tutta Europa è il bund tedesco. Il titolo di Stato della Germania è il punto di riferimento, e quanto il titolo di ogni altro Paese sia forte o meno lo si vede sulla base della differenza di rendimento, sul quanto dà in più di rendimento… tanto più paga quel titolo agli investitori, tanto più è debole rispetto al bund tedesco, tanto più grande è dunque il divario che tecnicamente si chiama spread. Bene, questo spread oggi è ritornato in Italia sui 150. È tornato sotto la normalità.
Quando la speculazione attacca ce n’è per tutti e se noi non avessimo messo a riparo i conti pubblici non avremmo mai potuto salvare né il risparmio né le banche.
Grande importanza hanno avuto i valori fondamentali del Popolo della Libertà in questa fase economica di crisi globale. Quando si parla del valore socialista dell’uguaglianza e della dottrina sociale della Chiesa, pensate a quello che il nostro Governo ha fatto erigendo un muro di 32 miliardi di euro per la cassa integrazione ordinaria, straordinaria e in deroga. Per la prima volta è stata introdotta proprio da noi la cassa integrazione per quei lavoratori senza contratto di cui sempre la sinistra aveva detto "ora li tuteliamo, ora li proteggiamo, ora facciamo" ma per i quali, tra una chiacchiera e l’altra, non ha mai fatto nulla. Se abbiamo fatto un passo avanti nella giusta direzione, questo deriva proprio dalla sommatoria delle concezioni tradizionali di cui abbiamo parlato.
Potreste chiedervi se la concezione liberale non si sia talvolta scontrata con l’anima cristiana e con l’anima socialista. Probabilmente sì, ma con una costante: ha sempre prevalso la linea che in quel momento permetteva di salvare la persona, l’individuo. Al centro della nostra politica, infatti, c’è la libertà della persona intesa come libertà politica, libertà di espressione ma anche come tentativo di dare a tutti un minimo di libertà economica.
Per questi motivi, oggi possiamo dire che l’esperienza del Pdl è positiva. Certo, sarebbe inutile negare che ci siano dei problemi, ma il fatto che una frangia degli eletti del Popolo della Libertà abbia preferito andarsene, scegliere un’altra direzione, non significa affatto che il progetto non debba continuare. La formula di per sé è eccezionale ed è anche la risposta, se permettete, alla sinistra. Anzi, la sinistra, è stata costretta, da questa nostra formula, addirittura a fare i conti al proprio interno al punto che l’ala estrema ed estremista è rimasta, per la prima volta, completamente fuori dal Parlamento. E se oggi vogliono tentare di nuovo da sinistra di abbattere Berlusconi e questa grande forza che è il Popolo della Libertà devono mettere insieme una nuova ammucchiata, fare un nuovo fritto misto perché da soli non ce la fanno. Non hanno neanche saputo fare quel bagno di socialdemocrazia che era necessario e che i tedeschi fecero 50 anni fa, non hanno saputo fare quella presa di distacco dai sindacati che tutti hanno già compiuto.
Quando il laburista Tony Blair incontrò per la prima volta il presidente Berlusconi e si trovarono subito d’accordo nel dire che era necessaria e doverosa la flessibilità del lavoro, si scatenò l’inferno: ma come, un leader laburista riconosceva il valore della flessibilità? Questo avveniva perché gli inglesi avevano già passato tutta l’esperienza della Thatcher, avevano assimilato e digerito tutti i cambiamenti nella burocrazia, nell’amministrazione statale, nel sindacato. E quei cambiamenti erano passati dai conservatori ai laburisti e viceversa.
Ecco perché il Pdl, che fa parte della grande famiglia politica del Partito popolare europeo, nasce sì da un’intuizione generosa di Berlusconi ma risponde anche ad una richiesta precisa della società italiana in fase di trasformazione e pone, con la sua stessa esistenza una sfida di rinnovamento a tutte le altre forze.

fonte: Popolo della Libertà