lunedì 29 novembre 2010

"UN PATTO DI LEGISLATURA CON CHI CI STA"

Messaggio del Presidente Berlusconi ai Promotori della Libertà



Care amiche e cari amici,


la missione che vi affido questa settimana è quella di aiutare gli italiani a capire questo momento politico così assurdo, così contrario all'interesse del Paese, così lontano dagli interessi veri della gente. Vi chiedo anche di mobilitarvi fin da ora per organizzare per sabato 11 e domenica 12 dicembre una grande manifestazione e una raccolta di firme a sostegno dell'azione del governo, per non tradire gli elettori, allestendo punti di incontro e di dialogo con gli italiani nei gazebo, nelle piazze e nei teatri delle vostre città. So che molti di voi anticiperanno questa mobilitazione già dalla prossima settimana e quindi credo che riusciremo a mettere in campo una manifestazione, un'azione davvero efficace.
Il nostro governo, lo sapete, è il governo del fare, del fare quello che la gente chiede alla politica, cioè quello di cui il Paese ha bisogno. Gli altri parlano, noi facciamo.
In questi due anni abbiamo lavorato tanto e abbiamo lavorato bene.
Abbiamo risolto tutte le emergenze vecchie e nuove. Il problema tragico dei rifiuti a Napoli e in Campania che è riemerso per incapacità delle amministrazioni locali in questi giorni. Io ieri mi sono di nuovo addossato la responsabilità di intervenire e a seguito di una riunione con tutte le istituzioni locali ho dato il via ad un'operazione che in meno di due settimane porterà Napoli al suo dovuto decoro. Abbiamo agito con grande tempestività ed efficacia dopo il terremoto in Abruzzo e la Corte dei Conti e l'Autorità sul controllo dei lavori pubblici hanno fatto giustizia di tutto il fango che era stato buttato addosso alla Protezione civile per i contratti relativi a tutte le case e alle opere che abbiamo realizzato. Tutto assolutamente regolare e perfetto.
Abbiamo tenuto i conti pubblici in ordine. Ed abbiamo avuto sui nostri conti, sulla nostra azione, il plauso, l'approvazione di tutti gli organismi internazionali di controllo. Ora, questo, devo dirvi, è stato un vero e proprio miracolo, se si considera il peso del debito pubblico che abbiamo ereditato.
Abbiamo portato l'Italia fuori dalla crisi economica meglio di altri Paesi, abbiamo tutelato i posti di lavoro con una quantità di risorse senza precedenti per la Cassa integrazione, a cui abbiamo ammesso per la prima volta anche i lavoratori precari e autonomi. Abbiamo protetto il risparmio; abbiamo sostenuto il reddito dei pensionati e delle famiglie più deboli; abbiamo favorito l'accesso al credito delle piccole e medie imprese; abbiamo sostenuto i consumi con incentivi a numerosi settori produttivi; abbiamo abolito del tutto l'Ici sulla prima casa; abbiamo rilanciato le grandi opere delle infrastrutture, abbiamo rilanciato e completato, anche per quanto riguarda il tratto Milano - Roma, l'alta velocità ferroviaria e stiamo rilanciando le centrali per l'energia nucleare; abbiamo garantito il pagamento puntuale dello stipendio agli oltre 3 milioni e mezzo di dipendenti pubblici e il pagamento puntualissimo delle pensioni agli oltre 18 milioni di pensionati; in più abbiamo abolito 375 mila leggi inutili.
Riforme
Abbiamo anche avviato una grande stagione di riforme:
il federalismo fiscale che garantirà servizi pubblici di qualità e a parità di costo al Nord come al Sud;
la riforma della scuola primaria, della scuola secondaria e dell'università, quest'ultima nonostante le proteste di piazza organizzate dalla sinistra e la difesa dei baroni fatta da chi è salito sui tetti, un gran bello spettacolo;
la riforma della giustizia civile;
Abbiamo introdotto il merito e l'informatica nella pubblica amministrazione, dove si è ridotto l'assenteismo per quasi il 40 per cento.
Lo Stato insomma, con noi, è tornato a fare lo Stato e abbiamo garantito la sicurezza dei cittadini con un contrasto durissimo alla criminalità organizzata e con risultati, se permettete, senza precedenti, abbiamo assicurato alla giustizia 28 dei primi 30 latitanti ritenuti più pericolosi, abbiamo sequestrato beni per un valore intorno ai 20 miliardi di euro, abbiamo messo in carcere 6.700 presunti mafiosi.
Per quanto riguarda la politica estera, con la nostra diplomazia commerciale, abbiamo portato appalti, lavoro e profitti a molte imprese italiane. E abbiamo restituito prestigio e autorevolezza all'Italia in campo internazionale, se permettete, con un premier che è il più esperto e quindi, anche a seguito di questo, tra i più considerati e influenti nei vertici mondiali.
Da alcuni mesi tuttavia, lo avete visto e lo vedete, la vita pubblica in Italia è paralizzata da una crisi – come definirla - politica, una crisi irragionevole, una crisi irresponsabile, una crisi che ci ha riportato indietro alla vecchia partitocrazia, anche ai suoi linguaggi, ai suoi vizi, ai suoi egoismi e che ha messo in secondo piano o addirittura ha fatto dimenticare la straordinaria azione e gli straordinari risultati del nostro governo.
Le opposizioni di sinistra hanno l'obiettivo chiarissimo di ribaltare in Parlamento il voto espresso dagli italiani e sanno che per arrivare a questo devono eliminare un certo Silvio Berlusconi dalla scena politica perché hanno chiaro che Silvio Berlusconi costituisce per loro un ostacolo insuperabile alla conquista del potere da parte loro.
Noi siamo sicuri che non ci riusciranno, perché abbiamo un governo che è stato scelto dagli italiani. Un governo che, voglio insistere, ha lavorato e sta lavorando bene, pur in uno scenario di grave crisi internazionale.
E credo davvero che oggi l'Italia ha bisogno di tutto meno che di instabilità e di paralisi. Una crisi di credibilità, che spaventasse i mercati e che spaventasse gli investitori internazionali, ci porterebbe in fretta sulla stessa strada della Grecia e dell'Irlanda.
Per questo il 13 dicembre prossimo chiederemo al Parlamento, sia al Senato che alla Camera, un nuovo voto di fiducia al nostro governo.
In quelle aule, ricorderete, il 29 settembre passato, abbiamo ottenuto un voto di fiducia con un consenso elevato, il consenso più ampio di tutta la legislatura. È stato un consenso sui cinque punti programmatici e, lo ricorderete, i cinque punti che rappresentano cinque azioni strategiche per il futuro del Paese e che il governo ha già approvato per quanto riguarda il federalismo fiscale che, tra l'altro, contrasterà l'evasione fiscale, il Piano per la sicurezza dei cittadini che, tra l'altro, contrasterà anche l'immigrazione clandestina e il Piano per il Sud che mette a disposizione del Sud 100 miliardi di euro. La riforma della giustizia la approveremo nel Consiglio dei Ministri la prossima settimana e la riforma tributaria è già cominciata. Sta andando avanti su 4 tavoli tecnici con le forze sociali.
Il 29 di settembre il Parlamento ci ha dato una grande fiducia.
Se qualcuno da allora avesse cambiato idea, dovrà dirlo, con chiarezza, agli italiani. E avrà il dovere di spiegare il perché.
Quei cinque punti sono l'attuazione degli impegni assunti con gli elettori, impegni che vogliamo rispettare.
Questo governo, il nostro governo, è stato eletto dagli italiani e al nostro governo non c'è altra alternativa se non quella di nuove elezioni. Nessuno le vuole perché sanno che se andassimo alle elezioni li sbaraglieremmo tutti.
Noi abbiamo la responsabilità di continuare a governare, di mantenere la stabilità, di agire con efficienza, di rispettare la volontà dei cittadini, di realizzare il programma che i cittadini hanno votato.
Continueremo quindi a lavorare perché sono convinto che il Parlamento ci assicurerà la fiducia, non solo al Senato, ma anche alla Camera.
Sono convinto che non ci sarà bisogno di nuove elezioni, perché il senso di responsabilità, la coerenza, il rispetto e la lealtà verso gli elettori, la necessità di evitare un salto nel buio, sono tutte ragioni per le quali i parlamentari eletti nel centro-destra saranno costretti a stare con noi, a sostenerci con il loro voto, sino al completamento della legislatura. Chi non lo farà si assumerà la responsabilità di aver tradito gli elettori e sarà segnato per tutta la vita dal marchio del tradimento e della slealtà.
Il 14 dicembre non ci accontenteremo di una fiducia occasionale, cioè basata su fragili margini numerici. Necessitiamo di una fiducia convinta e continuativa. Questa è l'unica condizione per evitare il ritorno al voto.
Vogliamo realizzare con chi ci sta quel patto di legislatura del quale ho parlato nelle scorse settimane.
Questo significa – e lo ripeterò proprio alle Camere il 13 dicembre - che siamo aperti a ragionare, come sempre, con tutti, senza alcun pregiudizio, se non con l'impegno della coerenza rispetto al nostro programma e l'impegno della lealtà nei confronti dei nostri elettori. Però voglio sottolineare che restiamo e resteremo sempre aperti a discutere tutte le idee che possono migliorare la nostra azione.
Allora, cari amici,
governare l'Italia, il Paese che amiamo, è una responsabilità che richiede una grande pazienza, un grande spirito di sacrificio, una grande capacità di sopportare attacchi, insulti, calunnie, processi, e ci vuole naturalmente anche una grande capacità di lavoro.
Il cambiamento dell'Italia, in senso liberale, per costruire un Paese più libero, più moderno, più sicuro, più giusto e anche più orgoglioso di sé, è l'obiettivo che non abbiamo mai smesso per un solo giorno di perseguire. E io personalmente non ho mai smesso di sostenere pubblicamente e credere intimamente nell'assoluta necessità di riavviare l'Italia su un sentiero liberale. È questo quello che ho sempre sognato e, come sapete, in genere riesco a realizzare i miei sogni.
Noi quindi vogliamo realizzare questo obiettivo e lo realizzeremo.
Lavoreremo con tutta la serietà, con tutto l'impegno e con tutta la determinazione di cui siamo capaci.
Ci impegneremo dopo la fiducia che il Parlamento ci rinnoverà il 14 dicembre con uno slancio rinnovato.
A voi, amici della Libertà, affido il compito di assicurare a tutti coloro con cui verrete in contatto in questi giorni, ma soprattutto nella grande mobilitazione che abbiamo fissato per l'11 e 12 dicembre, che il nostro impegno sarà sempre più convinto e determinato, per far uscire il nostro Paese dalla crisi,
per migliorarlo,
per assicurare a tutti gli italiani un futuro di benessere e un futuro di libertà.
Quando oggi parliamo al telefono e non siamo convinti che la nostra conversazione sarà inviolata, sentiamo tutti di non essere in un paese davvero libero.
Grazie per quello che avete fatto, che fate e che farete.
E ricordatevi sempre che gli altri parlano, che noi invece facciamo.
Un forte, un fortissimo abbraccio a tutti voi, a ciascuno di voi.

Ancora grazie.

venerdì 19 novembre 2010

Silvestroni e il Pdl di Frascati: "Sono qui per riportare armonia"



Il commissario inviato da Lollobrigida dopo il siluramento di Gori da capogruppo: "Dobbiamo individuare insieme un coordinatore"

Marco Silvestroni 
FRASCATI (19/11/10 – ore 13,30) – Un mandato amministrativo e non politico. Obiettivo: individuare un coordinatore cittadino condiviso da tutte le anime del partito. Il commissario del Pdl frascatano Marco Silvestroni, inviato dal coordinatore Lollobrigida un mese e mezzo fa, traccia le linee del proprio mandato. “Punto primo riportare l’armonia tra i consiglieri, e credo che su questo aspetto siamo già a buon punto. Non ho minimamente intenzione di entrare nella politica del Pdl cittadino, dal momento che il partito a Frascati ha dirigenti di grande spessore. Il mio ruolo, ripeto, è solo quello di far cercare di far convergere le varie anime del Pdl su un nome condiviso”. Un ruolo da paciere che Silvestroni sta svolgendo con attenzione e con un oggettivo riscontro da parte di tutti i protagonisti. I consiglieri Conte, Gori, Fiasco e Carboni su tutti. “Ritengo che la scelta di Vincenzo Conte quale capogruppo consiliare sia stata una decisione politicamente giusta considerato lo spessore della persona: forse meno corretta nei termini. La situazione che ho trovato non è così compromessa come poteva apparire: ci sono ruggini da superare ma niente di ‘strutturale’, niente che non si possa risolvere. Ho trovato molta disponibilità e siamo ad un buon punto”. Sembrava una cosa da poche settimane ed invece il commissariamento si prolunga. “Il problema in questo momento – spiega l’ex vicesindaco di Albano Laziale – è più tecnico che altro dal momento che bisognerà attendere i congressi provinciali e regionali per capire in che modo procedere. Se, come potrebbe essere, verrò scelta la via dell’elezione del coordinatore e questa linea verrà confermata anche nel locale, è evidente che il lavoro di individuazione di una figura su Frascati potrebbe essere inutile. Ma solo se, come sembra, anche i congressi cittadini verranno svolti entro la fine dell’anno: se invece si rimanderà questo discorso a luglio, è chiaro che sarà necessario indicare un coordinatore nelle prossime settimane”. Una situazione piuttosto complicata, con molte variabili in campo. “Nei prossimi giorni ho intenzione di incontrare gli iscritti del Pdl di Frascati e di sondare umori ed opinioni: è indispensabile trovare un punto di incontro. Ripeto: non c’è alcuna linea politica da dettare al partito, bisogna solo riportare armonia”. Un’armonia che, già precaria nel gruppo consiliare, è andata completamente in frantumi il 17 settembre scorso quando Conte, Carboni e Fiasco sfiduciando Gori da capogruppo ed eleggendo lo stesso Conte aprirono di fatto una crisi interna al Pdl frascatano non ancora risolta.

 Giorgio Capponi da Il Mamilio (link) www.ilmamilio.it

venerdì 12 novembre 2010

DOMENICA IN PIAZZA SAN PIETRO NUMERO DI NOVEMBRE DI ARGOMENTI

Domenica 14 Novembre ore 10.00 a Piazza San Pietro a Frascati (foto ARGOMENTI)
 
Il Consigliere Comunale PDL Mirko Fiasco vi invita Domenica 14 Novembre 2010 a ritirare il nuovo numero di Novembre di Argomenti a Piazza San Pietro a Frascati. Nell'occasione, verrà fatto il punto della situazione cittadina focalizzando l'attenzione sulle criticità più urgenti della città di Frascati e verranno fornite informazioni sulla Campagna di tesseramento del PDL. 
Domenica 14 Novembre 2010, ore 10.00, a Piazza san Pietro a Frascati.
 

giovedì 11 novembre 2010

BONDI: Il crollo di Pompei causato dalla cattiva gestione delle risorse


Sarebbe comodo addossare a me tutte le responsabilità, oppure al Governo accusato di tagliare i fondi alla cultura, come se i minori trasferimenti di questi anni potessero davvero essere considerati la causa diretta di ciò che è accaduto. Lo ripeto, bisognerebbe avere tutti il senso della misura e soprattutto evitare ogni tipo di strumentalizzazione di carattere politico.
Vi sono stati negli ultimi anni altri crolli, della stessa gravità se non più gravi, in altre aree archeologiche italiane, quando erano al Governo ministri anche della sinistra, ma a nessuno è mai venuto in mente, giustamente, di chiedere le loro dimissioni. Se nel mio caso valgono altri criteri ne prendo atto. Chiedete pure le mie dimissioni, ma non sarebbe un atto politicamente e moralmente giusto: non solo non merito un tale trattamento, ma sarebbe, a mio avviso, un ulteriore segno di incattivimento della lotta politica in Italia Se invece devo saltare su una mina, come ha detto l’onorevole Franceschini, per far esplodere le contraddizioni di questa maggioranza, allora è un altro discorso, che però non c’entra assolutamente niente né con Pompei né con la cultura italiana (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà).



Posso dire, in coscienza, di avere svolto un grande lavoro, che ha dato alcuni primi risultati importanti. Vorrei ricordare, innanzi tutto, le condizioni in cui si trovava due anni fa Pompei. La stampa aveva denunciato, giustamente, una situazione incredibile ed intollerabile per l’immagine dell’Italia: sporcizia, mancanza di servizi igienici, cani randagi, guide non autorizzate, ristoranti abusivi, edifici chiusi al pubblico. Sulla base di questa situazione di emergenza decisi di nominare un commissario di Governo. Vorrei tanto che poteste guardare questo documento che testimonia ciò che è stato fatto, oppure vi invito a visitare Pompei e vi renderete conto di quale era la situazione e quali progressi abbiamo fatto in questi due anni di lavoro

La decisione di nominare un commissario nasceva dall’emergenza, ma anche dalla mia convinzione, che un’area archeologica complessa come Pompei, che non ha eguali nel mondo, non potesse essere gestita solamente da un sovrintendente. Il commissario, tuttavia, ha lavorato in stretto raccordo e sempre in totale sintonia con i sovrintendenti e ha operato soltanto sulla base delle indicazioni e delle prescrizioni degli stessi sovrintendenti.
Nei due anni del commissariamento, dal giugno del 2008 al giugno del 2010, quando il commissariamento è cessato per tornare alla normalità, sono stati investiti oltre 79 milioni di euro, dei quali 21 milioni provenienti dai fondi FAS del Ministero dello sviluppo economico, 40 milioni dai residui attivi giacenti nel bilancio della soprintendenza speciale di Napoli e di Pompei e 18 milioni derivanti dalla vendita di biglietti.


Di questi fondi l’83 per cento è stato destinato alla messa in sicurezza dell’area archeologica (per un ammontare di 65 milioni di euro), consentendo la manutenzione, il restauro e l’apertura al pubblico di un numero considerevole di edifici. In seguito a questo lavoro, infatti, è stato possibile aprire al pubblico 49 edifici monumentali (nel 2008 ne erano aperti soltanto 37) e 23 domus (nel 2008 erano soltanto 11). Nelle prossime settimane verranno avviati i lavori che riguardano altre cinque importanti domus, tra cui la celebre Villa dei Misteri.

È doveroso ricordare altri risultati ottenuti dalla gestione commissariale: l’apertura di un primo pronto soccorso dentro gli scavi e la convenzione con la Croce Rossa Italiana per la sua gestione; una nuova organizzazione delle guide turistiche (prima il servizio era in mano all’abusivismo e lavoravano meno di venti guide che esercitavano un’attività di intimidazione sulle altre, oggi sono iscritte più di 200 guide, tutte regolari, tra cui tante donne e giovani); l’apertura di 49 bagni (5 sono stati ristrutturati); la messa in funzione della rete di fontanelle di acqua potabile; la messa in funzione dell’impianto antincendio; il recupero della legalità in molti settori, attraverso una straordinaria collaborazione con le forze dell’ordine, la prefettura e la questura di Napoli; il contrasto all’abusivismo commerciale, dentro e fuori l’area archeologica; una campagna di lotta al randagismo, condotta in collaborazione con le associazioni animaliste; una nuova sede per la soprintendenza, che era ancora nei container dopo il terremoto del 1980. Anche grazie a questo lavoro nel 2010 c’è stato un aumento del 40 per cento del turismo scolastico e un aumento medio di circa il 15 per cento dei visitatori e degli incassi.

Il crollo di un edificio, per quanto grave sia, anche dal punto di vista simbolico per il valore che l’area archeologica di Pompei ha in tutto il mondo, non può cancellare questi risultati. Innanzitutto, perché è avvenuto il crollo? A giudizio della soprintendenza nessun elemento faceva presagire il crollo dell’edificio, anche se le forti piogge avevano causato qualche giorno prima un piccolo cedimento nel vicolo adiacente; un sopralluogo, effettuato venerdì 5 novembre da parte dell’ufficio tecnico, non aveva segnalato pericoli visibili per la schola. Da quanto è stato possibile rilevare fin dal primo sopralluogo effettuato dalla sovrintendenza dopo il crollo, la copertura in cemento armato dell’edificio è collassata, cadendo in gran parte all’interno dell’edificio, provocando il crollo della parte superiore delle murature perimetrali della facciata.


Verosimilmente - ma si tratta di accertamenti ancora in corso - il crollo ha interessato le murature verticali, ricostruite nel dopoguerra, e la copertura, appunto, in cemento armato, mentre parrebbe essersi conservata la parte più bassa di quelle medesime parti, per una altezza di circa un metro e mezzo, e cioè la parte che ospita le decorazioni affrescate, che quindi si ritiene potrebbero essere recuperate e restaurate. Sulla copertura in cemento armato era stato recentemente eseguito un lavoro di manutenzione per l’impermeabilizzazione e pertanto si esclude che il danno sia da mettere in relazione alle infiltrazioni nel solaio che ne abbiano minato la tenuta.
Allo stato dei primi accertamenti - ma vi è in corso un’indagine della magistratura e un’indagine anche del Ministero per i beni e le attività culturali, che forniranno ulteriori elementi - il dissesto che ha provocato il crollo sembrerebbe imputabile alla pressione sviluppata sulle murature perimetrali dal terrapieno che si trova a ridosso della costruzione e che, per effetto delle abbondanti piogge di questi giorni, doveva essere completamente imbevuto di acqua.

Purtroppo, non si possono escludere altri crolli, sia per la dimensione dell’area archeologica di Pompei sia perché vi sono altri edifici che si trovano a ridosso del terrapieno costituito dalle aree ancora da scavare che rappresentano, come sappiamo, ancora un terzo dell’antica città di Pompei. Poiché il Presidente della Repubblica ha chiesto giustamente che qualcuno dia delle spiegazioni e lo faccia senza ipocrisie, io lo farò senza alcuna ipocrisia e soprattutto senza scaricare le responsabilità su altri o sulla mancanza di fondi.


Onorevoli colleghi, la mancanza di fondi - voglio dirlo chiaramente - non è la causa di ciò che è accaduto a Pompei. Sarebbe comodo da parte mia dirlo, se lo facessi potrei perfino accampare meriti come paladino della cultura contro i tagli del Governo. Non lo farò perché questo, almeno per me, è il momento della serietà e dell’onestà. Non voglio dare la responsabilità di ciò che è accaduto a Pompei alla mancanza di risorse e scaricare la responsabilità su altri perché mancherei appunto al dovere dell’onestà. Basta esaminare i dati: Pompei, a differenza di altre aree archeologiche o di altri musei, è una sovrintendenza speciale per cui gli incassi dei biglietti non vanno, come avviene, purtroppo, a mio avviso, per altri musei ed altre aree archeologiche alle casse dell’erario ma entrano tutti nelle casse della sovrintendenza speciale di Napoli e Pompei. Volete sapere qual è la situazione dal punto di vista delle risorse disponibili della sovrintendenza speciale di Napoli e Pompei, dal 2002 al 2010, rispetto alle entrate e alle spese, considerando non soltanto i biglietti ma anche i contributi della regione Campania? Nel 2002 le giacenze di cassa a fine anno ammontavano a 52 milioni di euro; nel 2003 a 58 milioni di euro; nel 2004 a 66 milioni di euro; nel 2005 a 75 milioni di euro e via di questo passo fino ai 43 milioni di euro del 2008 e ai 25 milioni di euro del 2009.

Questi dati, onorevoli colleghi, dimostrano che il problema vero non è la mancanza di fondi ma quello di assicurare una gestione capace di utilizzare al meglio le risorse esistenti (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). A questo riguardo voglio sottolineare che i sovrintendenti svolgono davvero un lavoro straordinario e dobbiamo essere loro grati, perché se l’Italia ha mantenuto ed ha potuto tutelare il patrimonio storico-artistico in questi ultimi decenni lo si deve quasi esclusivamente al loro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). La loro formazione e la loro missione, tuttavia, non è quella di gestire i musei e le aree archeologiche, come avviene in tutti gli altri Paesi del mondo, perché non c’è altro paese in Europa in cui i musei e le aree archeologiche siano degli uffici delle sovrintendenze. In tutto il mondo, i musei e le aree archeologiche hanno una struttura autonoma e dei direttori che hanno la responsabilità di gestirli.


La missione principale dei sovrintendenti in Italia è quella di garantire la tutela del nostro patrimonio storico-artistico, funzione che, a mio avviso, deve continuare a restare nelle mani dello Stato. Cedere tale responsabilità agli enti locali sarebbe un errore grave ed irrimediabile di fronte al quale io non cederò mai (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà). La mia opinione è che l’unico modo per affrontare alla radice il problema di Pompei è quello di lasciare ai sovrintendenti il compito della tutela mentre quello della gestione e dell’applicazione dei progetti di manutenzione e di restauro predisposti dai sovrintendenti debba essere assegnata a nuove figure professionali e a nuove forme di gestione Per questo l’ufficio legislativo del Ministero per i beni e le attività culturali sta preparando le linee operative per la predisposizione degli atti costitutivi e statutari di una fondazione per la gestione di Pompei, come è stato proposto di recente anche dall’ex Ministro per i beni e le attività culturali, onorevole Rutelli.

Sovrintendenti e manager dei beni culturali, formati dalle nostre università, devono collaborare insieme, ciascuno secondo le proprie responsabilità. Questa secondo me è la soluzione. Per questo ho costituito proprio ieri un gruppo di lavoro, coordinato dal professor Carandini, presidente del consiglio nazionale dei beni culturali, e formato dal dottor Cecchi, segretario generale, dal professor De Caro, dal professor Proietti e della professoressa Ghedini, allo scopo di formare un gruppo di studiosi, fra i più valenti ed autorevoli in Italia e nel mondo dal punto di vista dell’archeologia, che valuti lo stato di degrado ed il livello di rischio di tutti gli edifici dell’area archeologica di Pompei, che rilevi attraverso le moderne tecnologie l’intera città per preservarne la documentazione e che prosegua l’opera di studio e di catalogazione di tutti gli edifici. Questo gruppo dovrà affiancare d’ora in avanti la sovrintendenza e dettare le linee di intervento.

Ma la situazione più grave - per concludere consentitemi di ricordarlo - oltre alla riduzione dei fondi, è il pensionamento del personale più qualificato del Ministero per i beni e le attività culturali e l’impossibilità di assumere nuovo personale. Ricordo solo, in questa sede, che vi è stata in questi anni una riduzione degli organici dell’11 per cento. La situazione più critica è quella che riguarda la carenza di architetti ed archeologi, soprattutto giovani. Per far fronte alle emergenze delle aree archeologiche oggi in Italia e delle sovrintendenze, che devono sobbarcarsi il compito anche della tutela del paesaggio in Italia, sarebbe necessario autorizzare l’assunzione di almeno 50 architetti e di almeno 80 archeologi.

In conclusione, se questo è vero per Pompei, resta il problema generale delle risorse che lo Stato italiano investe nella cultura. Sono convinto - e lo dico da tempo - che non scommettere sulla cultura è un non senso per un Paese come il nostro.
Io non mi sottraggo alle mie responsabilità, ma questo è un problema che ha una lunga storia e che, secondo me, nasce dalla sottovalutazione che non questo o quel Governo, ma le classi dirigenti del nostro Paese - intendo dire dalla politica al mondo imprenditoriale - hanno avuto per quanto riguarda il ruolo della cultura nello sviluppo economico e democratico del nostro Paese. Ma questo problema non lo posso affrontare da solo e non lo può affrontare da solo questo Governo: questo problema lo possiamo affrontare tutti insieme, in un’ottica di serietà e di responsabilità, nell’interesse comune.

IL POPOLO DELLA LIBERTA' 

venerdì 5 novembre 2010

PDL: BRAMBILLA, PUERILE MISSIONE DISTRUTTIVA DI BOCCHINO

  (ANSA) - ROMA, 4 NOV



''Trovo assolutamente puerile la missione che pare prefiggersi Italo Bocchino, quella di distruggere le armate del Pdl, quasi pensasse di giocare a Risiko sulla pelle degli italiani''.
Con queste parole il Ministro del Turismo Michela Vittoria Brambilla commenta le dichiarazioni rese oggi dal capogruppo di Futuro e Libertà alla Camera. 
''I suoi slogan e i suoi annunci non trovano, purtroppo per lui, conferma nella realtà. Questo vale - spiega Brambilla - anche per l'annuncio che la metà dei Circoli della Libertà sarebbero stati liquidati e ora sarebbero in procinto di lasciare il Pdl per passare con Fli. Non c'è stato, al contrario, nessuno scioglimento dei nostri circoli che, anzi, fanno parte del Popolo della Libertà in qualità di fondatori e continuano la loro attività sul territorio con il supporto della sede nazionale di Milano, in via Torino. A questi militanti e simpatizzanti se ne sono aggiunte tante altre migliaia, che hanno aderito ai Promotori della Libertà con lo stesso obiettivo: contribuire al radicamento di un partito giovane come il Pdl, che è uscito vincitore da tutti gli appuntamenti elettorali. Tutti loro avranno un ruolo da protagonisti nei Team della libertà''.
''Certamente - conclude il ministro - in ogni grande realtà spuntano anche gli opportunisti della politica, coloro che sono animati solo da interessi personali e li antepongono a quelli dei cittadini. Di costoro facciamo volentieri a meno. Ma per dieci persone che prendono strade diverse ce ne sono cento nuove che arrivano''.

(ANSA)

martedì 2 novembre 2010

Convegno PDL, un successo per tutto il Popolo della Libertà di Frascati

Convegno PDL - 29 ottobre 2010 (foto ARGOMENTI)


Si è svolto il 29 Ottobre 2010 presso la sala convegni dell'Oratorio di Capocroce a Frascati il convegno “C'è ancora voglia di politica? Il PDL dice SI. Il Territorio protagonista della politica”.

Alla manifestazione ha partecipato, provenienti da Frascati e anche dai comuni limitrofi, un gran numero di persone e di addetti del settore, essendo peraltro il primo convegno organizzato dal PDL nei Castelli Romani dalla sua nascita, circa un anno e mezzo fa.

Il convegno, è stato aperto dal contributo del Consigliere Comunale PDL di Frascati Mirko Fiasco, a cui sono seguiti gli autorevole interventi del senatore PDL Domenico Gramazio, del direttore de “La destra della Libertà” Fabio Torriero, e del Sindaco di Monte Porzio Catone Luciano Gori. Presente inoltre l'On. Tommaso Luzzi.

Il convegno ha visto poi una lunga sequela di interventi, a cominciare da quelli del Consigliere Comunale Simone Carboni, al presidente dei consiglieri nonché capogruppo PDL Vincenzo Conte, e a seguire i contributi dei consiglieri delle due liste Civiche di minoranza Alessandro Adotti per “Progetto Frascati” e Sandro D'Orazio e Giuseppe Privitera per la “Lista D'Orazio” i quali tutti concordemente hanno sottolineato l'ottimo lavoro che una minoranza coesa sta svolgendo in consiglio Comunale.

L'Incontro ha poi visto i contributi di Marco Boldrini sulla sanità locale, di presenze storiche del centrodestra frascatano come Giacomo Cristofanelli e Costantino Lucatelli, ed infine gli interventi di Virginia Lanzidei, Angelo Cristofanelli, Angelo D'Uffizi e Marco Ciotti, che hanno preceduto quello dell'On. Francesco Aracri che ha chiuso il convegno.

Questo convegno segna un punto di svolta importante per la politica del centrodestra frascatano, sancendo ufficialmente l'inizio di un nuovo corso che aveva già preso il via con la decisione dei Consiglieri Comunali PDL di far ruotare la carica di Capogruppo al Consiglio Comunale, carica che al momento è passata al Presidente dei Consiglieri PDL Vincenzo Conte.

E' necessario infatti precisare che il recente cosiddetto "commissariamento" del PDL di Frascati non ha valenze di tutela politica nei confronti dei Consiglieri che, come è stato ribadito nel convegno da tutti i partecipanti e testimoniato dai Consiglieri delle liste civiche che con il PDL condividono la minoranza del consiglio Comunale, stanno operando molto bene e con un deciso stacco rispetto al passato, bensì si configura con la finalità di trovare un accordo che permetta al PDL locale di andare al prossimo congresso in modo da trovare la massima convergenza possibile di tutte le anime per ipotizzare realisticamente una vittoria alle prossime elezioni amministrative.

Il convegno del PDL ha dunque ufficialmente sancito che la stragrande maggioranza dei suoi rappresentanti si riconoscono in un percorso comune da intraprendere in cui la mission sarà quella di aggregare attorno ad un tavolo delle regole (regole che dovranno essere condivise) vecchi e nuovi attori della politica del centrodestra frascatano, un tavolo che diventi di convergenza anche di forze operanti nella città che nel passato sono via via andate staccandosi dai partiti di centrodestra, ed infine un tavolo che metta d'accordo anche quelle forze civiche moderate che vorranno condividere con il centrodestra un programma, un metodo di lavoro ed un approccio costruttivo ai problemi della città.

C'è una grande curiosità intorno al nuovo PDL da parte della cittadinanza, che da tempo chiedeva insistentemente un cambio di passo ai suoi rappresentanti, un cambio dei metodi di approccio alle problematiche della città, un cambio di presenza in mezzo alla gente e ai suoi problemi: tutte cose che in questo anno e mezzo sono avvenute inconfutabilmente sotto gli occhi dell'intera cittadina frascatana.

Restava dunque da fare un cambio di passo rispetto a quello che qualcuno ha chiamato la "restaurazione”, per contrapporla a quel "rinnovamento", che è stato avviato ed è divenuto ormai una realtà. Una restaurazione che non solo costituisce una posizione antistorica nei confronti della attuale politica locale e nazionale, ma che si configura come la pietra tombale di un vecchio modo di fare politica, un vecchio modo di porsi nei confronti della cittadinanza, un vecchio modo di concepire la gestione degli affari della città.  
Il grande merito del Presidente Berlusconi è stato quello di dare una enorme scossa ad un sistema che sembrava destinato ad uno scontro frontale in fondo ad un vicolo cieco, ovvero i 15 anni del dopo-tangentopoli, offrendo la visione di un bipolarismo avanzato e la prospettiva addirittura del traguardo di una semplificazione decisa con un bipartitismo prevalente.

Alla luce dei recenti avvenimenti, è chiaro il distacco tra un elettorato che ha premiato in maniera massiccia alle ultime elezioni politiche i due partiti maggiori (75% dei voti) e una classe politica, la quale invece sta dimostrando di essere nettamente in ritardo sui desiderata della gente e la volontà popolare, con ritorni a situazioni ambigue, ed una frammentazione che risponde a logiche di potere, scordandosi la chiara volontà popolare espressa neanche due anni fa.

Noi come politica locale, che abbiamo estremamente più chiaro e netto il polso della gente, consideriamo che sia una priorità assoluta rispettare quella volontà, quella visione, e riportare la politica tra la gente rimettendo i problemi della gente al centro della politica. Il convegno di venerdì 29 ottobre è stato il primo passo ufficiale del PDL di Frascati nella direzione del rinnovamento della politica locale.