martedì 4 gennaio 2011

Riflessioni di un fine d'anno che si chiude con amarezza.

L'anno 2010 si chiude per l'Italia con due eventi che lasciano tanta amarezza.


di Francesco D'Amico


Oggi 31 dicembre 2010, il Presidente del Brasile Lula ha deciso di respingere la richiesta d'estradizione per Battisti.  Ma, la notizia veramente dolorosa che ci colpisce oggi è che un nostro Alpino è stato ucciso da un cecchino nella Base di Baji in Afghanistan.

Un pensiero ai parenti e agli amici del nostro soldato, a coloro che gli vogliono bene. Una morte ancora più dolorosa in quanto proditoria.

Stiamo pagando un prezzo molto alto, per perseguire i nostri ideali di democrazia nei paesi cosiddetti "a rischio".

Siamo il terzo paese al mondo per impegno di uomini e mezzi in operazioni di "peace keeping", dopo USA e GB. Siamo universalmente considerati tra i più bravi, se non i più bravi, nel portare in situazioni di "bassa democrazia" comportamenti, atteggiamenti, aiuti concreti, per non dire "l'esempio" stesso di che cosa sia la parte migliore del mondo più avanzato e democraticamente più progredito.

Oggi però scopriamo che un paese, il Brasile, per bocca del suo presidente Lula, considera il nostro paese, un paese democraticamente "a rischio", dove, un ex terrorista, rischia concretamente la vita per una possibile ritorsione politica, per non dire addirittura una "vendetta politica".

Il nostro ministro Frattini, che ricorda a Lula gli impegni bilaterali presi, e il nostro essere un paese pienaemente in grado di gestire il caso, viene bollato come "impertinente", che nell'accezione significa "non congruo".

Noi che abbiamo conosciuto la dittatura sulla nostra pelle, e pagata con un prezzo altissimo, oggi andiamo in quei paesi con problemi analoghi, quale esempio di un popolo che ha saputo risorgere e diventare un campione di democrazia, e lo facciamo pagando un prezzo altissimo di vite umane.

Il Brasile ci dice che non siamo sufficientemente "democratici" per far scontare, con tutte le garanzie del caso, a Battisti, 4 ergastoli per 4 omicidi.

Il pensiero corre allora ad altre "vittime". Le vittime del signor Cesare Battisti.

L'amarezza è tantissima. Ma, non perchè non ci venga riconosciuto quello che siamo; fortunatamente (sfortunatamente per il presidente Lula) per noi parlano i fatti.

L'amarezza è per i parenti delle vittime, di chi si è visto ucciso il padre, macellaio o gioielliere, o chi si è visto ridotto in carrozzella, perchè era "l'esempio di chi si arricchisce col capitalismo". O perchè era una guardia carceraria. O perchè era un poliziotto e faceva il suo duro e malpagato lavoro per tutelare tutti noi.

Ma vallo a spiegare a Lula. Noi saremmo un paese con una democrazia "a rischio". Secondo lui, se Battisti fosse estradato in Italia, correrebbe seri pericoli per la sua incolumità fisica, perchè potrebbe essere oggetto di "vendetta politica". Magari nelle nostre carceri potrebbe fare una brutta fine...

"Chiagne e fotte". In questo caso si potrebbe dire "chiagne e uccide". Lo vedi, lo senti parlare, lui è una vittima. Di tutto. Di tutti. Forse è solo vittima di sè stesso. E maledetta la sorte che ha fatto incrociare la sua strada con quella delle sue "vere" vittime, che oggi non possono lamentarsi. Non possono dire nulla.

La Giustizia. Il nostro Stato si fonda sul concetto che, siccome non si deve andare in giro a farsi giustizia da soli, la Giustizia la garantisce lo Stato. Il poliziotto allora non gli ha sparato per primo, ma si è fatto uccidere, in nome di questa Giustizia. Stessa cosa gli altri, i quali, non hanno applicato la "sua" giustizia, quella del Far West, quella della rivoluzione, ma quella "nostra", quella democratica, in cui crediamo tutti noi, e sono morti. Perche noi, "poveri fessi", ci crediamo alla Giustizia. Battisti la "nostra" Giustizia la contesta, la rifiuta. Per farlo ha rapinato, ha ucciso, è evaso, è andato in altri paesi facendosi compatire, sostenendo di essere un perseguitato.

Bè, oggi l'amarezza è tanta, e mi chiedo se sia giusto applicare la "nostra" Giustizia ad un individuo del genere, oppure, invece, se a conti fatti, non fosse più "giusto" prendere la "sua" giustizia, e mandare un paio di 007, ed applicarla a lui.

NO! noi non lo faremo mai, perchè siamo un paese democratico, siamo un popolo civile. Noi non crediamo alla Giustizia perchè siamo stati "educati a crederlo", così, come sottilmente fa intendere Lula: un paese che "si crede" democratico, ma che in realtà non lo sarebbe, secondo lui.

Noi crediamo alla Giustizia per convinzione, perchè siamo un paese democratico, un popolo profondamente compassionevole e tollerante, che ha pagato sulla propria pelle un prezzo enorme per essere, finalmente, libero.

Alla fine Battisti non conta. Conta che questa storia ci faccia capire chi siamo veramente, e su quale gradino del mondo siamo.

fonte : Club della Libertà di Frascati 

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