mercoledì 23 febbraio 2011

QUAGLIARIELLO: La crisi della Libia va affrontata senza demagogia


22 febbraio 2011

"La cosiddetta ’rivoluzione dei gelsomini’ che dalla Tunisia sta attraversando l’intero nord-Africa e il medio oriente, assume caratteristiche molto diverse di paese in paese. In Tunisia si e’ trattato di un cambio al vertice del regime, in Egitto di un colpo di stato militare sostenuto dalla piazza in rivolta, in Libia la protesta sta prendendo le forme di una guerra civile dagli esiti imprevedibili e sanguinosi".
Lo ha dichiarato Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo vicario del PdL al Senato. "Il presidente Berlusconi  ha fatto bene a chiedere che si fermi la violenza sui civili proprio per evitare uno scontro che spacchi il paese in due, in un conflitto interno senza quartiere dove ne’ il regime ne’ il fronte della protesta sembrano intenzionati a retrocedere. Nello scenario libico serve responsabilita’ e non la demagogia della nostra opposizione. Non solo per i giganteschi interessi economici che legano l’Italia e l’Europa alla Libia e che sarebbero messi in crisi da una lunga situazione di caos e di violenza. E neppure soltanto per prevenire un’ondata migratoria senza precedenti di cui l’Italia sarebbe il primo bersaglio. Tutto questo riguarda l’interesse nazionale dell’Italia. Ma c’e’ qualcosa di persino piu’ importante che concerne l’equilibrio internazionale e la salvaguardia di quante piu’ possibili vite umane innocenti.

Che il nostro Paese debba essere naturalmente per l’evoluzione in senso democratico e liberale di regimi oppressivi e’ scontato: poco piu’ di un luogo comune. Questo, pero’, non puo’ voler dire tenere un atteggiamento di aperto incoraggiamento verso le proteste se non si vuole correre il rischio di esporre il popolo libico, in caso di tenuta del regime, alla vendetta e a una peggiore repressione. Quello che l’Italia puo’ e deve fare e’ cercare di creare sintonia in Europa nella forte e sonora richiesta al regime libico di sospendere le violenze contro le proteste pacifiche e di dare ascolto alle aspettative di un popolo lungamente oppresso. Allo stesso tempo il governo deve poter compiere ogni iniziativa per tutelare i legittimi interessi italiani in quel paese e in coordinamento con l’Europa predisporre piani di emergenza per gestire i fenomeni migratori che gia’ si annunciano. Infine non deve perdere di vista gli equilibri complessivi dell’area, con il rischio di sacrificare la sicurezza dell’unica democrazia esistente in medio oriente, Israele, in nome di una evoluzione democratica ancora incerta e ambigua nel resto della regione".

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