Messaggio del Presidente Silvio Berlusconi ai Promotori della Libertà
12 marzo 2011
Cari amici,
nei giorni scorsi abbiamo chiaramente dimostrato
che la volontà del governo e della maggioranza è quella di garantire al Paese
stabilità e continuità dell’azione di governo e di procedere all’attuazione di
quelle grandi riforme che per troppo tempo sono state rinviate. La stella polare
della nostra azione resta fissata nei cinque obiettivi approvati a larga
maggioranza dal Parlamento il 29 settembre scorso: la giustizia, il federalismo,
la riforma fiscale, la sicurezza dei cittadini, il rilancio del Sud. Fedeli al
programma con cui ci siamo presentati agli elettori nel 2008, e al voto del
Parlamento stiamo mantenendo fede a tutti gli impegni assunti e finalmente,
questa settimana, con un Consiglio dei Ministri straordinario, abbiamo approvato
anche la riforma della giustizia, una riforma che ho definito epocale perché è
rivolta a creare le condizioni per restituire ai cittadini la fiducia in un
servizio fondamentale dello Stato quale deve essere la giustizia giusta, che si
ottiene attraverso un giusto processo, il processo dove l’accusa e la difesa
sono poste sullo stesso piano di fronte a un giudice finalmente terzo,
finalmente indipendente dal PM.
Come sapete, questo equilibrio tra accusa e
difesa non c’è più e non c’era più da tempo, la bilancia della giustizia pendeva
e pende senza eccezioni dalla parte dell’accusa a svantaggio dei cittadini, e
non è davvero un caso se la fiducia nella giustizia sia ormai a zero. Se nessuna
impresa straniera viene più a investire in Italia, il primo motivo è proprio
l’assenza di un processo affidabile e di durata ragionevole, una realtà
incontestabile, visto che abbiamo 9 milioni di processi arretrati tra civile e
penale e la giustizia italiana è al 156mo posto su 180 Paesi nella graduatoria
stilata dalla Banca Mondiale proprio per l’eccessiva durata dei processi, che in
media durano il triplo della media dei Paesi Occidentali.
Dal 1994 in poi nelle campagne elettorali ci
siamo impegnati a rifondare la giustizia, ma i nostri sforzi sono stati
puntualmente vanificati perché Fini e i suoi, giustizionalisti e statalisti, si
sono messi sempre di traverso, in accordo con le correnti di sinistra della
magistratura. Ora che Fini e i suoi non sono più con noi, la maggioranza – anche
se più limitata nei numeri – è più coesa e determinata e questo ci consentirà di
portare in Parlamento una riforma costituzionale della giustizia assolutamente
equilibrata e moderna.
Non è una legge ad personam, non è una riforma
per una persona o contro una persona, perché non si applica ai processi in corso
e quindi l’opposizione non potrà dire che si applica ai miei processi. E’ una
riforma per gli italiani, è rispettosa dei principi costituzionali, ha come
obiettivo – come ho appena detto e lo ripeto – il giusto processo e una
giustizia finalmente giusta nell’interesse dei cittadini, che hanno il diritto
di avere un giudice davvero sopra le parti, un giudice terzo che sia separato e
indipendente dall’avvocato dell’accusa, così si chiamerà il PM, che invece ora
fa parte dello stesso ordine dei magistrati che giudicano, opera negli stessi
uffici, ed ha un peso preponderante nel determinare gli avanzamenti di carriere
di tutti i magistrati.
Questa riforma andrà avanti in Parlamento anche
attraverso dieci leggi di attuazione, che noi abbiamo già pronte, e porterà a
cambiamenti epocali.
- Il primo sarà la separazione delle
carriere tra la magistratura giudicante e l’ordine degli avvocati dell’accusa,
che sarà sancita con l’istituzione di due Csm, entrambi presieduti dal capo
dello Stato, con un eguale numero di consiglieri togati cioè di magistrati e di
consiglieri laici, cioè consiglieri nominati dal Parlamento, così che si porrà
fine allo strapotere delle correnti politicizzate della magistratura, che hanno
trasformato il Consiglio Superiore della Magistratura in una specie di Terza
Camera politica sempre pronta a criticare il governo e il Parlamento e ad
intervenire addirittura con commenti sulle leggi in discussione alle Camere.
- Secondo cambiamento: il principio
costituzionale dell’obbligatorietà dell’azione penale rimarrà ma dovrà essere
applicato secondo i criteri che saranno previsti dal Parlamento ogni anno.
L’obbligatorietà si è ormai trasformata in un’assoluta discrezionalità dei pm,
che perseguono preferibilmente le ipotesi di reato con alta visibilità mediatica
e contro i nemici politici. Con la riforma sarà il Parlamento a indicare le
priorità su cui intervenire con l’azione penale.
- Terza innovazione: in applicazione del
principio che la legge è uguale per tutti, anche i magistrati dovranno
rispondere sul piano civile del loro operato, e quindi degli eventuali gravi
errori commessi, esattamente come sono chiamati a fare tutti gli altri
funzionari dello Stato e tutti professionisti a cominciare dai medici. Così il
cittadino vittima di un errore giudiziario potrà rivalersi nei confronti del
magistrato che ha sbagliato, proprio come avviene per un medico che sbaglia.
- Quarta innovazione: le sentenze di
proscioglimento, di assoluzione in primo grado non saranno più appellabili, e
questo impedirà che un cittadino accusato di aver commesso un reato, sottoposto
a processo, e poi dichiarato innocente, possa essere richiamato nel girone
infernale dei processi in appello e in cassazione, quando la sua innocenza sia
stata riconosciuta nel processo di primo grado: un calvario terribile che rovina
la vita di chiunque venga sottoposto a una simile drammatica esperienza. Il PM,
che sarà chiamato “Avvocato dell’accusa”, continuerà a disporre della
collaborazione della polizia giudiziaria per le indagini, ma dovrà farlo con un
rapporto diverso, che sarà definito da una legge apposita del Parlamento
affinché la polizia possa far meglio il proprio mestiere.
- Infine per combattere la lentezza dei
procedimenti, che è diventata un nemico della giustizia, il governo ha
predisposto un piano di azione che prevede la digitalizzazione delle notifiche e
di tutti gli atti delle cancellerie per abbattere i tempi dei procedimenti sia
civili che penali. Piano che porteremo avanti con una legge ad hoc, in parallelo
con la riforma.
Cari amici,
nei prossimi giorni e nelle prossime settimane
dovremo rispondere ai numerosi attacchi che la sinistra e le toghe rosse hanno
già iniziato a rovesciarci addosso nel tentativo di ostacolare ed evitare questa
riforma. Ma sappiamo di avere argomenti molto validi per ribattere ad ogni
critica e ripeto, una maggioranza coesa e determinata in Parlamento. Noi siamo
un grande partito riformatore che si deve confrontare con una opposizione
conservatrice che non fa l’interesse del Paese per fare il male di
Berlusconi.
Se questa riforma fosse stata fatta per tempo, la
storia recente dell’Italia sarebbe stata diversa. Non ci sarebbe stata quella
esondazione della magistratura dagli argini costituzionali che ha portato ad
annullare un’intera classe di governo nel 1992-93, che ha causato l’abbattimento
del nostro primo governo nel 1994, che ha determinato anche la caduta di un
governo di sinistra a causa della loro improvvida proposta di riformare la
giustizia avanzata dal ministro Mastella, così come non si sarebbe potuto
portare avanti il tentativo tuttora in corso di eliminare il governo in carica
per via giudiziaria.
Lo dico con il massimo della serenità e
dell’oggettività, perché questi sono fatti ormai consegnati alla storia.
Da parte nostra invece c’è soltanto l’obbiettivo
di lavorare per il bene dell’Italia, e di eliminare finalmente una anomalia,
anzi una patologia grave della nostra democrazia.
Cari amici,
questa volta indietro non si torna, anche se noi,
con lo spirito liberale che ci muove, saremo sicuramente aperti a integrazioni e
a miglioramenti che potranno anche esserci suggeriti dai nostri oppositori
purchè non si snaturi l'impianto complessivo della riforma.
Io sono convinto che il testo che presentiamo al
Parlamento sia un testo molto equilibrato, che metterà alla prova l'effettiva
credibilità della sinistra e la sua disponibilità al dialogo.
Insisto nel chiamare tutti voi ad una forte
assunzione di responsabilità, convinti che questa riforma può rappresentare
davvero un passo avanti fondamentale per il rafforzamento della nostra
democrazia. Chi questa volta si tirerà indietro non avrà nessuna
giustificazione.
Il grande Alexis de Toqueville diceva: “Tra tutte
le dittature la peggiore è quella dei giudici". Ecco, con questa riforma noi
cercheremo di evitare che questo ci accada e voi dovete darci una mano per
spiegarlo a tutti gli italiani”.
Un forte abbraccio a tutti
Silvio Berlusconi
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