sabato 17 dicembre 2011

CICCHITTO: Sì alla manovra per senso di responsabilita'

17 dicembre 2011


L’intervento del capogruppo del Popolo della Liberta’, Fabrizio Cicchitto, alla Camera dei deputati durante il dibattito sul voto di fiducia alla manovra economica.

Signor Presidente, onorevoli colleghi,
vorrei ricordare, innanzitutto a me stesso, ma anche al Presidente del Consiglio, che il Parlamento è la sede essenziale per misurarsi sul merito dei decreti che il Governo presenta, decreti che non vanno accettati a scatola chiusa, decreti che ogni forza politica cerca di cambiare.
È anche la sede per fare dei discorsi di verità e credo che anche questo vada fatto. Per quello che ci riguarda, abbiamo ontestato l’impostazione di fondo del decreto-legge, ritenendo che esso avesse un’impostazione restrittiva e che fosse in controtendenza rispetto ad un’esigenza. Poi abbiamo visto che ciò è confermato dall’analisi economica che viene fatta da più parti, nel senso cioè che ci troviamo a vivere una fase recessiva che evidentemente richiede dei «contro interventi».


Poi, in questo decreto-legge, abbiamo colto delle cose importanti. In primo luogo, quella riforma delle pensioni, che da tempo andava fatta, di cui diamo atto al Governo di aver presentato un progetto.Anche noi abbiamo rilevato che, se l’avessimo presentata, saremmo stati più morbidi per quanto concerne l’indicizzazione delle pensioni più basse e abbiamo contribuito a determinare questo cambiamento. Il rilievo più netto che muoviamo a questo decreto-legge riguarda la tassazione sulla casa. In ordine a ciò abbiamo ottenuto dei risultati che non l’hanno rovesciata certamente, ma l’hanno ammorbidita e addolcita, specialmente con riferimento alle famiglie.
Detto questo, poiché il nostro è un atteggiamento critico, ma non di sabotaggio, riteniamo anche che, probabilmente, quest’ultima operazione restrittiva - ci auguriamo che sia l’ultima - possa servire a costruire le condizioni in modo tale che il prossimo provvedimento del Governo sia un provvedimento in funzione della crescita.


A tale proposito, ricordiamo al Governo, come ha testimoniato l’incontro di ieri dello stesso con le regioni del sud, che può utilizzare il lavoro svolto dal precedente Governo e mi riferisco a ciò che è stato fatto dall’allora Ministro Fitto e altrettanto può valere per le infrastrutture. In ordine a ciò, consentitemi, vi è una continuità tra questo Governo e ciò che ha fatto quello precedente. Per quanto riguarda però - ho sentito questo tema - le liberalizzazioni, vogliamo sgombrare il campo dalla mistificazione, perché, consentitemi, le liberalizzazioni non possono concentrarsi nell’eliminazione, con metodi stalinisti, delle farmacie, dei tassisti e degli avvocati o degli ordini professionaliNoi abbiamo sempre ritenuto che il progetto di liberalizzazione e di privatizzazione fosse di alto livello e che riguardasse, in primo luogo, la privatizzazione dell’acqua, che un dissennato referendum ha fatto saltare da coloro che oggi cercano di rifarsi una verginità sul terreno magari delle farmacie (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), e quella delle energie, delle ferrovie, delle poste e delle autostrade. Non siamo stati noi che abbiamo giocato su questo terreno. Allo stesso modo, per ciò che riguarda la privatizzazione delle aziende locali e regionali e la ristrutturazione e poi la messa in vendita, del patrimonio immobiliare dello Stato.


Noi riteniamo anche che su tali materie sia indispensabile che un Governo, qualunque Governo, a maggior ragione un Governo dei tecnici, debba muoversi con rispetto delle realtà sociali. Pertanto, così come abbiamo letto che questo Governo, per quanto riguarda l’articolo 18, vuole muoversi in un confronto - poi prenderà le sue decisioni - con le organizzazioni sindacali, ebbene, noi riteniamo anche che, per quel che riguarda farmacie, tassisti e ordini professionali, essi non possano essere oggetto di una sorta di paradossale liberalizzazione, fatta con metodi stalinisti perché, magari, devono essere favoriti altri interessi e cioè quello delle parafarmacie, delle COOP, dei noleggiatori e dei grandi studi legali finanziati dalla Confindustria Questo lo dico con scopi costruttivi, e per mettere in evidenza che, da questa parte, non ci sono degli «antiprivatizzatori», ma vi è chi vuole una privatizzazione e una liberalizzazione di alto livello, e non la mistificazione che è stata tentata in questi giorni.


Onorevole Presidente del Consiglio, credo che vada anche definito il riferimento a due battute che lei ha fatto in Commissione bilancio sul rapporto tra Governo, partiti ed Europa, e anche il problema della funzione del Parlamento e della politica. Lei ha detto: «Voi non siete riusciti e noi ci stiamo riuscendo, e per di più abbiamo anche ristabilito un rapporto con l’Europa».
La prima osservazione mi offre il destro per una riflessione aperta e un dibattito aperto con gli amici della Lega Nord. Detto francamente, infatti, la mia valutazione è che, nel cruciale periodo tra luglio e settembre di quest’anno, il Governo Berlusconi e noi insieme avevamo un’occasione importante per marcare rispetto all’Europa una risposta, che andava data - oltre che su tutti i terreni sui quali insieme l’abbiamo data - su due snodi essenziali: la riforma delle pensioni e l’IVA.
Purtroppo, sull’IVA vi fu l’esitazione dell’allora Ministro del tesoro, sulla riforma delle pensioni abbiamo avuto il vostro diniego. Francamente, noi riteniamo che questo abbia indebolito il Governo e poi consentito la deriva successiva.
Tuttavia, rispetto alla deriva successiva, onorevole Presidente del Consiglio, noi dobbiamo anche mettere in chiaro le ragioni di quello che è successo. Infatti, se noi fossimo stati nella normalità della dialettica politica e anche dei rapporti tra l’Italia e il quadro internazionale, la logica conseguenza di quella crisi sarebbe stata che saremmo dovuti andare ad elezioni anticipate.



Non è avvenuto questo, onorevole Presidente del Consiglio, perché in campo c’è stato un altro soggetto, quello che abbiamo chiamato il convitato di pietra, vale a dire un quadro internazionale gravissimo che, come lei stesso ha messo in evidenza, qualora lo scontro politico del nostro Paese si fosse svolto nella normalità in una situazione anormale, avrebbe messo a repentaglio il risparmio e il reddito degli italiani. Tale agione dovrebbe costituire materia di preoccupazione non solo nostra e dei nostri avversari del Partito Democratico, ma anche degli amici della Lega Nord, perché è un problema che riguarda l’essenza e la tenuta di questa società.
Voi siete arrivati in campo perché c’era questo soggetto, questo convitato di pietra. Rispetto a ciò però, Presidente Monti, occorre che ci sia il massimo di consapevolezza da parte vostra, perché l’Europa costituisce un gravissimo problema.
Ieri, una persona che, in termini di europeismo, può dare lezioni a tutti, Giuliano Amato, ha parlato di «Europa Frankenstein» con un durissimo riferimento ai tedeschi. Altrettanto sta facendo Romano Prodi. Oggi c’è un’intervista del candidato socialista alle prossime elezioni presidenziali francesi, Hollande, che dice: «Basta con l’asse tra Sarkozy e la Merkel».Questo è un problema di fondo: se il Governo italiano, onorevole Presidente del Consiglio, con un rapporto positivo con i partiti - non con un rapporto un tantino altezzoso e strafottente (Applausi dei deputati del gruppo Popolo della Libertà), ma con un rapporto positivo con i partiti - non affronta questo nodo, non vorrei essere un profeta di sventura, ma noi rischiamoSe non affrontiamo il nodo della BCE, se non affrontiamo il nodo di una modifica di questa realtà europea, noi saremo costretti a fare altre manovre di questo tipo, ma a quel punto l’Italia sarebbe totalmente dissanguata.


Queste sono le ragioni per cui, per senso di responsabilità, noi votiamo questo provvedimento. Però, vi diciamo anche che occorre assolutamente una seconda fase funzionale alla crescita, perché altrimenti rischiamo di trovarci in una situazione in cui le contestazioni, anche forzate che oggi vengono fatte, rischiano di mordere, molto più profondamente, nel vivo della società italiana




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