"Una nuova democrazia non può nascere in questo modo barbaro. Credo che fosse doveroso arrestare Gheddafi e consegnarlo alla giustizia internazionale". Lo ha affermato il sottosegretario agli Esteri, Alfredo Mantica, intervistato da Radio Radicale e Grandemedioriente.it dopo l’uccisione del leader libico da parte di suoi connazionali a Sirte. "La notizia così come è stata vissuta, tramite agenzia, evidentemente ha suscitato in me un senso di sollievo perché ho sperato che con questo finisse definitivamente la guerra in Libia. Quando poi ho visto i filmati, le modalità ho pensato che la fine di un uomo non potesse essere quella".
"Senza dare un giudizio a priori sulla componente tribale del conflitto" ha precisato il sottosegretario, "dico che le diverse parti che hanno contribuito alla caduta di Gheddafi ora non hanno trovato un accordo. Ecco perché penso che il Cnt manterrà l’impegno che si era preso di fare un governo transitorio di unità nazionale entro trenta giorni".
Mantica ha poi affrontato il tema dei "rapporti complicati" fra l’Italia e il Colonnello: "Imputo alla vicenda dei nostri rapporti con Gheddafi, ad esempio, la morte dei nostri militari nel famoso episodio di Argo 16. Ancora oggi si vede che non sono finite le questioni delle stragi di Bologna e di Ustica" ha osservato. "Per altri versi Gheddafi ha salvato la Fiat quando ce n’era bisogno, ha investito molti soldi in Italia. Ha portato il suo Paese a essere il primo partner commerciale con il nostro". Quindi, ha valutato Mantica "da un altro punto di vista, i rapporti economico commerciali, con qualche momento di grande difficoltà, sono stati favorevoli all’Italia. Ho sentito molti commenti sull’accordo del 2008. Voglio ricordare che se è stato firmato da Berlusconi nell’agosto del 2008 questo accordo nasce 10 anni prima con la prima visita di Dini, allora presidente del Consiglio. Trovo pertanto ingenerose le affermazioni che ci indicano come gli unici che hanno avuto rapporti con Gheddafi".
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