mercoledì 26 ottobre 2011

ALFANO A LIBERO: Pdl, si cambia. Per vincere ancora

26 ottobre 2011


L’intervista al segretario del PdL, Angelino Alfano, pubblicata su "Libero" di domenica 23 ottobre.

Il Popolo della libertà sta per cambiare. Lo scopo è farlo diventare un partito ben strutturato. Dotato di tessere, congressi e primarie per l’elezione dei leader. Non bastasse, tutto questo deve avvenire senza trasformarlo in un baronato tipo i partiti della prima repubblica e salvando allo stesso tempo il meglio dello spirito rivoluzionario che accompagna l’avventura berlusconiana dal 1994.
L’uomo sulle cui spalle poggia il peso della sfida, il segretario del Pdl Angelino Alfano, è determinato. Ha scelto una strada, condivisa dalla gran parte del Pdl, e nulla sembra poterne deviare il percorso. Il suo ideale si chiama «partecipazione democratica»: le tessere non segneranno il ritorno della politica al parco buoi, gli iscritti al Pdl avranno diritti, sceglieranno uomini e progetti in competizione tra loro. In questa intervista Alfano spiega, per la prima volta nei dettagli, che tipo di partito sta per costruire. Risponde alle polemiche e annuncia che il Pdl 2.0 è ormai pronto a partire.

Parlando in pubblico ai militanti del Pdl di Salerno lei ha appena detto che «la regola fondamentale del gioco è sapere quale sia la porta avversaria. Noi sappiamo per certo che il goal lo dobbiamo fare nella porta della sinistra». Ha tutta l’aria di un messaggio a uso interno. Con chi ce l’ha?
"Quella frase è un monito generale che serve a ricordare che abitiamo tutti nella stessa casa. Ci sarà una leale competizione sulle idee e i programmi per i singoli territori e sugli uomini, e sarà una competizione fondata sull’appartenenza allo stesso progetto e allo stesso partito. E non dovremo mai perdere di vista che l’obiettivo finale di questa dialettica sarà fare goal nella porta avversaria".
E il teatro dove queste idee si confronteranno saranno i congressi.
"Saranno i congressi, che saranno fondati sul principio della partecipazione democratica".
Quando pensate di essere pronti?
"Siamo riusciti a rispettare tutte le scadenze che ci eravamo dati. Il tavolo delle regole che abbiamo costituito al nostro interno ha finito il proprio lavoro a settembre. Adesso dovremo definire il regolamento per l’indicazione popolare dei candidati alle prossime elezioni amministrative e quello relativo alle incompatibilità".
Come farete a impedire che i congressi diventino il regno dei "signori delle tessere"?
"Grazie a cinque idee nuove eviteremo i mali delle vecchie formazioni politiche. La prima è la tessera a basso costo. Serve a impedire che il ricco che vuole investire nel tesseramento si trovi in una situazione di privilegio".
La tessera a basso costo consentirebbe al ricco, a parità di budget, di comprare un numero più alto di tessere.
"A impedire che questo avvenga provvedono le altre regole. La seconda sarà il divieto di pagamenti collettivi: non potrà esserci uno che compra mille tessere. Terza regola: il voto non sarà delegabile. Chi vorrà votare dovrà farlo in prima persona, non potrà delegare un altro. Era dal sistema delle deleghe che nascevano i pacchetti delle tessere e i signori che le controllavano. Nel Pdl non si potrà fare, perché la delega sarà vietata. La quarta regola sarà "una testa, un voto". Non ci sarà il voto ponderato, il voto dei parlamentari e degli altri eletti varrà quanto il voto di tutti gli altri iscritti. La quinta e ultima regola è quella che io chiamo "il principio anatomico"".
Ovvero?
"Il corpo umano è concepito per poter stare seduto su una sola sedia. Vareremo un regolamento delle incompatibilità che tenga conto di questo dato fisiologico. Messe insieme, queste regole pongono le basi per una grande sfida. Sa quanti erano gli iscritti al Pdl il primo luglio, la data in cui sono stato eletto segretario?".
Qualche decina di migliaia?
"Erano tremila. Un partito che secondo gli ultimi sondaggi può vantare circa dieci milioni di voti aveva solo tremila iscritti. Non erano iscritti nemmeno tantissimi dei nostri eletti, molti consiglieri comunali e provinciali…".
Come se lo spiega?
"È chiaro che serve un richiamo, rivolto a tutti quelli che ci credono, a recuperare l’orgoglio della militanza . Ma non si può immaginare un partito con aderenti senza diritti. Militanza e adesione si devono tradurre in partecipazione alle scelte e al dibattito. L’adesione deve dare il diritto ad avere sedi di partito aperte, che funzionino, dove si discute di politica e ci si confronta sulle soluzioni ai problemi del territorio e dell’Italia. E il partito deve avere regole, sanzioni e una modalità di funzionamento basata sulla democrazia interna. Last but not least, chi aderisce deve avere il diritto a partecipare alla selezione della classe dirigente".
Fino a che livello avverrà questa selezione?
"Innanzitutto i congressi eleggeranno i leader locali. Coordinatori cittadini e coordinatori provinciali non saranno nominati dall’alto, ma scelti dal basso. Le imminenti elezioni amministrative richiedono poi scelte per l’indicazione, da parte dei nostri iscritti e militanti, dei candidati a sindaco e a presidente della provincia".
I candidati alle prossime amministrative saranno scelti tramite primarie?
"Sì. Anche se a me non piace la parola primarie. Preferisco parlare di indicazione popolare dei candidati".
E quando legge l’equazione tessere + congressi = «suicidio collettivo» cosa pensa?
"La democrazia e la partecipazione sono l’ossigeno di un partito. Chi vuole uccidere il Pdl forse vuole farlo proprio togliendogli l’aria da respirare".
Rema contro pure chi teme di non avere il consenso necessario.
"Guardi, capisco le perplessità di chi si ritiene senza consenso. Ma i congressi vanno fatti, anche per un altro motivo: da un dibattito aperto e democratico può emergere un ragazzo che ha idee e parla bene, che è in grado di rappresentare ottimamente il Pdl. I congressi quindi sono la rinascita del partito, gli strumenti per consentire che anche i meritevoli abbiano la possibilità di mettersi in luce. E in un momento di antipolitica, il modo migliore per reagire è proprio dare sfogo alla voglia di partecipazione di chi ce l’ha. Il vero suicidio sarebbe impedire a questa voglia di esprimersi".
L’anno in cui Berlusconi dovesse decidere che è giunto il momento di passare ad altri il testimone della guida del Pdl, il meccanismo che lei ha appena descritto sarà replicabile su scala nazionale? Sarà valido anche per scegliere chi dovrà raccogliere il testimone dalle mani del fondatore?
"L’argomento, per quanto mi riguarda, non è di attualità. Però il principio democratico è un argomento che vale per l’oggi e per il domani".
Come è la cartella clinica del Pdl?
"Se in una condizione come quella attuale il Pdl regge e resta il presidio dei moderati italiani, un motivo c’è: stiamo dando tutti insieme, a cominciare dal presidente Berlusconi, la prova che questa avventura è destinata a durare nel tempo. La conferma di questo spirito vitale sono state le elezioni in Molise, che hanno dimostrato la nostra capacità di tornare a vincere".
E un ringraziamento a Beppe Grillo non lo mandate?
"Ma non dobbiamo ringraziare Beppe Grillo se il Pdl da solo ha preso il 39,5%. Al di là delle elezioni per il presidente della Regione, infatti, se si vanno a vedere i voti presi dai partiti nelle coalizioni, si scopre che la somma del Pdl e delle altre liste che ad esso fanno riferimento - inclusa quella di Pionati, che aderisce al Pdl e che il Pdl ha contribuito a costruire - fa 39,5%".
In Molise siete alleati con l’Udc. Ma a livello nazionale Pier Ferdinando Casini parla da avversario. Ha appena lanciato un appello agli esponenti del Pdl affinché decidano, ovviamente «a schiena dritta», di abbandonare il Pdl e Silvio Berlusconi.
"Casini ha una singolare idea di schiena dritta, che consiste nel cambiare partito e piegarsi a lui. Un’idea che fortunatamente non può essere condivisa da coloro che la schiena dritta l’hanno sul serio. Pensavo che ormai lo avesse capito, ma vedo che insiste".
Il leader dell’Udc dice che «anche le migliori aspettative suscitate dall’elezione di Alfano alla segreteria» stanno venendo meno.
"Se Casini sperava di vedere il segretario del Pdl contro il presidente e fondatore del partito, di sicuro questa sua aspettativa è stata mal riposta".
L’obiettivo del Pdl resta quello di unificare le forze moderate che si riconoscono nel Partito popolare europeo, Udc inclusa?
"Il progetto dell’unificazione dei moderati va comunque al di là della noiosa richiesta di mandare a casa il governo".
Non siete preoccupati davanti alle tante fibrillazioni interne del vostro alleato storico, la Lega?

"Sinceramente no. La Lega ha una leadership carismatica e ha le proprie modalità per risolvere le questioni che accadono al proprio interno. Non siamo abituati a farci i fatti degli altri partiti. La lealtà della Lega in Parlamento è sempre stata assicurata ed è sempre stata reciproca. C’è grande serenità da parte nostra".

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