sabato 22 ottobre 2011

BERLUSCONI: Durero' 5 anni e riformeremo il paese

22 ottobre 2011



"Penso anche con il vostro aiuto di durare cinque anni anche questa volta". Lo ha affermato Silvio Berlusconi che e’ intervenuto al primo congresso del Movimento di responsabilita’ nazionale fondato da Domenico Scilipoti. Il premier ha ribadito la propria fiducia nella possibilita’ di completare la legislatura a Palazzo Chigi. Anche se puo’ riuscirci solo grazie alla "personale autorevolezza" di cui dispone, "essendo anche il leader della principale forza politica", privo com’e’ di poteri riconosciutigli dalla Costituzione.

Berlusconi e’ ritornato a parlare dell’inadeguatezza della Carta, scritta dai padri costituenti all’indomani della fine del fascismo: "Il presidente del Consiglio e il governo non hanno in Italia, con la nostra Costituzione, nessun potere. La nostra Costituzione da’ al presidente del Consiglio solo una possibilita’ di suggestione. Il premier e il governo hanno solo il potere di proporre alle Camere disegni di legge e decreti legge, niente di piu’".

Il presidente del Consiglio non puo’ neppure "dimissionare" un ministro, ha sottolineato il nostro Presidente del Consiglio. "I padri costituenti distribuirono il potere alle assemblee parlamentari, al presidente della Repubblica, alla Corte costituzionale".

Per il capo dello Stato in carica, Giorgio Napolitano, il premier ha parole di stima: lo ha definito "intelligente e puntuale". Le riforme costituzionali sono annoverate tra quelle prioritarie da qui alla fine della legislatura.

Gli altri settori in cui intervenire sono fisco - materia in cui e’ richiesta una forte semplificazione rispetto all’attuale giungla di norme - e giustizia. Lo sforzo riformatore che il governo intende profondere potra’ avere efficacia grazie all’appoggio di Scilipoti e degli altri "responsabili", "persone libere che con la loro testa hanno capito il momento difficile del Paese", ha osservato Berlusconi. Il quale ha rimarcato che "grazie all’intervento di persone che giustamente si sono chiamate Responsabili", "da un male e’ scaturito un bene" ed e’ stato possibile arginare "la diaspora di Fini". Infatti i Responsabili condividono con la maggioranza l’urgenza di fare "le tre grandi riforme" di cui il Paese ha bisogno.

Per quanto riguarda gli assetti istituzionali, Berlusconi si e’ soffermato sulla riforma elettorale, rivalutando almeno in parte il cosiddetto "porcellum". E puntualizza che "Calderoli aveva dato un giudizio negativo" della legge elettorale "non nella sua totalita’ ma perche’ la legge fu cambiata dal presidente Ciampi, che pretese di frazionare premio maggioranza al Senato in tutte le regioni". Una interpretazione "del tutto personale" che fece cadere "le ragioni del premio di maggioranza, dato a chi prevale su un’altra parte per garantire la governabilita’".
Il presidente del Consiglio ha sottolineato che l’attuale legge la garantisce alla Camera ma non al Senato, ragion per cui e’ necessario cambiarla e "dare la possibilita’ ai cittadini di scegliere il proprio candidato". Tra gli obiettivi da raggiungere, ha notato Berlusconi, c’e’ quello di piu’ ampio partito di centrodestra saldamente ancorato ai valori del popolarismo europeo: "Non lascero’ la politica prima di aver lasciato in eredita’ una nuova formazione che si riconosca nei valori del Ppe e da contrapporre alla sinistra dilaniata dalle divisioni.

Nella riforma della giustizia" che il governo intende varare, afferma il premier, "la prima cosa da fare e’ non consentire che ci siano partiti politici" al suo interno e soprattutto "rivedere la formazione del Csm", per essere certi che "i giudici facciano i giudici" anziche’ utilizzare "la giustizia come arma politica". Attualmente, ha osservato il presidente del Consiglio, "se un legge non piace a qualche pm di Magistratura democratica", il magistrato "la impugna e la porta davanti alla Corte costituzionale, formata per lo piu’ da giudici di sinistra, perche’ i tre presidenti di sinistra che si sono succeduti li hanno scelti nella loro area politica". Berlusconi ha rievocato il precedente della legge Pecorella sulla non impugnabilita’ delle sentenze di proscioglimento, una legge giusta che fu, ha osservato, inopinatamente rigettata dalla Consulta.
Silvio Berlusconi ha ripercorso il cammino avviato con la decisione di fondare un partito e candidarsi alla guida del paese. Un percorso segnato da ostacoli di ogni genere: "Da quando sono sceso in campo non mi hanno fatto mancare nulla", dice Berlusconi, ricordando le "aggressioni" subite dal momento della discesa in campo (volta ad arginare il "golpe giudiziario" allora in corso).

Aggressioni "mediatiche quotidiane" nonche’ "politiche" e "giudiziarie ("sono il recordman, 103 indagini, 40 processi)" e "fisiche ("se quella statuetta del Duomo mi avesse colpito qui - dice indicando le tempie - sarei sotterrato"), "patrimoniali" (brucia, al capo del governo, aver dato "500 milioni al signor De Benedetti, tessera numero uno del Pd"). Tra le aggressioni subite, Berlusconi annovera quella relative alla sua sfera personale: "Hanno trasformato quelle che sono state cene eleganti e corrette a casa mia in cose indicibili e licenziose. Ho giurato che a casa mia non c’e’ stato mai nulla di quello che hanno raccontato".


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